A GENOVA

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A GENOVA

Anche quest’anno, malgrado il “molto” tempo dedicato al lavoro sono riuscito a ritagliarmi qualche giorno tutto per me e la mia bici. Un breve viaggio di soli quattro giorni che avevo però in mente da qualche anno e che finalmente sono riuscito a fare, malgrado lo scarso allenamento sulle lunghe distanze e le poche salite fatte nel 2018.

Perchè Genova? No, non c’entra nulla la recente tragedia del ponte crollato, semplicemente è una delle città del nord Italia che non avevo mai visitato, e poi c’è anche il mare e raggiungerla non mi sembrava comunque un’impresa.

Non è stata una passeggiata, ma per essere alla fine di ottobre il meteo favorevole ha dato sicuramente un grosso contributo  alla riuscita di questo giro.

22 ottobre 18: da casa a Bobbio (PC)

Parto da casa per le 7.30 sapendo che sarà una lunga giornata in bici. La temperatura da queste parti è attorno ai 7 gradi e io sono felicemente vestito a strati (ma coi calzoncini corti) pronto a spogliarmi appena il sole iniziasse a scaldare. Il meteo previsto per i prossimi giorni è ottimo e questo basta per tirare su il morale che di per se è già piuttosto alto. Ma per non rischiare porterò con me (inutilmente) anche l’abbigliamento per la pioggia… non si sa mai…

Ho caricato le tracce del viaggio sul mio cellulare e su un vecchio galaxy3 che ho resuscitato per l’occasione e ho fissato al telaio della bici a mo’ di navigatore, ma per i primi chilometri non mi sono servite le sue indicazioni, le strade di casa le posso fare a occhi chiusi. Prima sosta e primo streep tease a Cremona in piazza del duomo.Lascio il torrazzo e passato il Po sono già in Emilia Romagna. Verso le 11 raggiungo Caorso e mi procuro il pranzo: 1 pizza, 1 focaccia e 1 panino alla zucca, buona parte di questo cibo non uscirà intatto dalla cittadina piacentina 😀

Da qui mi dirigo verso l’interno della provincia sempre in pianura fino a raggiungere Grazzano Visconti. Questo borghetto medioevale lo ricordo sempre un po’ come una trappola per turisti. Visitarlo però in un sonnacchioso lunedì di bassa stagione, con molte delle attività chiuse e pochi visitatori gli da un fascino diverso.Consumo il resto del pranzo su una panchina e dopo un caffè sono di nuovo in sella.

Gli ultimi chilometri in pianura prima di raggiungere la valle del Trebbia e le prime salite a dire il vero molto pedalabili. L’itinerario che ho disegnato mi porta poche volte sulla statale, comoda e poco trafficata, ma per il resto mi trovo a pedalare su strade secondarie col traffico inesistente.

Passando da Travo vado a dare un’occhiata al villaggio preistorico ricostruito vicino al Trebbia e al centro del piccolo borgo.

Dopo un’altra ora in bici arrivo a Bobbio. Il caldo anomalo di questa fine di ottobre si è fatto sentire e a fine tappa sono praticamente in canottiera.

Mi fermo subito al ponte gobbo sul Trebbia, monumento simbolo di questa cittadina che ha anche un bel centro storico medioevale che meriterebbe una visita più approfondita da parte mia.

Mi accontento di un breve giro a piedi la sera, prima e dopo cena quando è già buio da un po’.

Per la notte alloggio all’ostello comunale in un palazzo del settecento nel quale sono l’unico ospite.

23 ottobre 18: da Bobbio (PC) a Genova

Sveglia alle 6.30 e a 7.30 sono già in bici diretto verso Genova non prima di aver preso un caffè in un bar di Bobbio. Fa un po’ più freschino del giorno precedente, ci saranno forse 5 gradi, ma pedalare inizialmente sempre in leggera salita fa siì che la gamba si scaldi abbastanza presto..

Genova da Bobbio dista meno di cento chilometri se si fa la ss45. Seguo in effetti la statale anch’io fino a Marsaglia per poi prendere la strada che segue il fiume Aveto e porta fino a Chiavari, posto incantevole che non però non raggiungerò perchè già visitato in passato.L’idea invece è di passare da Recco per visitare Camogli.

La provinciale 586 è semi deserta e nel fango a bordo strada non è raro vedere impronte di animali selvatici. Prima di Salsominore un piccolo cerbiatto attraverserà senza badare troppo a me.

Si sale sempre ma con pendenze gradevoli anche per un ciclista di pianura come me senza incontrare anima viva e attraversando centri urbani fatti di poche case.

Qualche chilometro dopo il confine emiliano ligure raggiungo Rezzoaglio.

Finalmente un paio di bar e una bella forneria dove fare il pieno: un paio di focacce per dopo e una pizza che scanno subito.

In località Parazzuolo mollo la Sp586 e seguendo sempre idealmente il corso dell’Aveto prendo la strada per il passo della Scoglina che si raggiunge dopo meno di sette chilometri di salita non impegnativa e finalmente una quindicina di chilometri di discesa fino a Cicagna. Tra qui e il mar Ligure c’è ancora una piccola asperità, il passo della Spinarola. Piccola sulla carta perchè preso forse dal troppo entusiasmo  ho sopravvalutato il mio scarso allenamento e sono andato in crisi a un paio di chilometri dalla vetta (…vetta… 550 mt o poco più…) e alla fine l’ho dovuta spingere. Per fortuna poi c’è sempre una discesa.

Passo velocemente da Recco che pare già piuttosto trafficata e un paio di chilometri più avanti arrivo all’incantevole Camogli dove mi mangio un gelato in riva al mare in compagnia di un sacco di gente in costume da bagno… il 23 ottobre. Gli ultimi venti chilometri sono tutti sull’Aurelia: la strada non l’ho trovata particolarmente pericolosa, ma il traffico c’è e si fa sentire. Arrivo a Genova prima delle 18 ed è un delirio di automobili.

Il Manena Hostel che mi ospiterà per la notte è in centro storico, posizione strategica per me che ho solo la serata per gironzolare per la città.Il personale dell’ostello è davvero gentile e oltre a consigliarmi l’itinerario mi da a qualche dritta per cenare (trattoria Cavour 21, cibo ottimo, prezzo irrisorio!). L’itinerario per la passeggiata serale è stato più o meno come quello descritto qui.  Tutto molto vicino e tutto molto bello, in fondo non è una città così brutta come molti dicono :D. La passeggiatina finale dal porto antico all’ostello non la rifarei però da solo dopo una certa ora, che di facce poco raccomandabili (compresa quella del sottoscritto) ce n’erano non poche 😀

 

24 ottobre: da Genova a Fego (PV)

La notte in ostello è stata piuttosto tranquilla, nemmeno mi sono accorto che eravamo in camera in cinque. Chissà se è stata la stessa cosa per gli altri ospiti, dato che mi dicono io sia un discreto russatore). Dopo l’abbondante colazione nella fornitissima cucina do un’ultima occhiata alla traccia odierna commettendo l’imperdonabile errore di collegare il cellulare a un caricabatterie non compatibile (il mio era già nella borsa): un paio di minuti e mi ha fritto batteria e anche qualcos’altro. Ho il cellulare di scorta ma ha scarsa autonomia e il display potrebbe abbandonarmi da un momento all’altro. Fortunatamente ho il vizio di appuntarmi su carta i luoghi dove devo passare per cui parto fiducioso con destinazione finale Fego, una frazione di Casanova Staffora dove sarò ospitato da mio cugino.

Lascio la città (temperatura odierna 18 gradi) passando da Marassi e Staglieno, dicono sia bello i cimitero monumentale, ma io lo vedo solo da fuori. In compenso nel torrentello che separa le 2 carreggiate vedo un bel cinghiale che passeggia indisturbato. Circa 9 km di falsopiano e poi si inizia con le salite.

La prima di poco meno di 4 km per raggiungere Pino Soprano: le scorie del giorno precedente forse si facevano ancora sentire ma per me è stata proprio durissima. Nemmeno il tempo di fare la prima discesa che si sale di nuovo, 5 km fino a Sant’Olcese dove faccio la spesa per il pranzo (ottima la focaccia con le patate) e poi qualche chilometro di saliscendi fino a Casella dove faccio una seconda colazione.

Terza salita, 9 km fino a Crocefieschi, non difficile, a parte l’inizio, e poi discesa fino a Vobbia dove mi fermo per pranzare e per fare un paio di telefonate. La traccia prevedeva la visita al castello della Pietra, a circa 4 km da Vobbia in piano, visita a cui ho rinunciato a malincuore perchè non volevo rischiare di arrivare col buio.

Si riparte di nuovo in salita e si lascia definitivamente la Liguria entrando nella provincia di Alessandria con la strada che sale attraverso un bel noccioleto. Finalmente una discesa di almeno quindici chilometri dove riesco a riposare un po’ e a Cantalupo Ligure mi fermo (di nuovo) una pausa caffè.

E si riparte, e si risale: altri 9 km passando per alcuni centri minori e dal piccolo maniero di Borgo Adorno, molto carino. A Giarolo inizia una nuova bella discesa fino a livello del torrente Curone per poi risalire (di nuovo) per altri 7 km entrando nella zona dell’oltrepo pavese. L’ultima discesa di giornata, breve e tortuosa mi porta in valle Staffora a Casanova.Gli ultimi 3 chilometri in salita sono i più facili della giornata. Nella casa dove ho trascorso qualche estate felice ormai tanti anni fa si sta bene, mio cugino, un ospite attento e premuroso potrebbe aprire un b&b. Avrei passato volentieri qualche giorno in più tra questi monti.

25 ottobre: da Fego (PV) a casa

Mi sveglio presto ma me la prendo comoda. Oggi un paio di salite e poi tanta e tanta pianura, e poi non mi va di scappare senza salutare mio cugino che ha tempi e ritmi diversi dai miei. Comunque a 9.30 sono lanciato in discesa costeggiando la Staffora fin quasi a Varzi.

Da qui si sale per 7 km su stradina tortuosa e a tratti con belle pendenze passando per piccoli centri come Bognassi e santa Cristina e scollinando definitivamente nei pressi di Pietragavina.La discesa  per i successivi 25 km mi porterà di nuovo in Emilia in val  Tidone costeggiando l’omonimo torrente e il lago di Trebecco formato dallo sbarramento della diga del Molato. Poco dopo mezzogiorno trovo un supermercatino aperto a Trevozzo e mi fermo per farmi fare 2 panini (sulla statale della val Tidone ogni tot chilometri c’è un cartellone pubblicitario con delle foto pornografiche di una coppa, un salame e una pancetta… a Trevozzo non ho più resistito). Dopo aver pranzato la traccia prevederebbe una salitella non difficile di 4 km che mi permetterebbe di evitare il resto di strada statale, ma l’indigestione di ieri (di salite) mi fa propendere per la statale e raggiungo Castel San Giovanni dove posso passare il Po in relativa tranquillità perchè il ponte è chiuso al traffico dei mezzi pesanti.

E poco dopo il ponte, nella (per me) sconosciutissima provincia di Lodi mi abbandona per sempre anche il cellulare-navigatore di scorta. Armato dei miei appunti e con la lingua più lunga del solito alla fine riesco a districarmi più o meno sul percorso che avevo in mente di fare e una volta passato l’Adda nei pressi di Montodine si può dire che sono su strade che conosco.

Dopo il ponte sull’Oglio a Acqualunga sono in provincia di Brescia, il sole è già tramontato e arrivo a casa col buio dopo una lunga giornata in bici.

NUMERI:

Chilometri totali = 496 km

tempo in bici = 32h 33 min / 4 giorni

dislivello in salita = 8000 m

focacce mangiate = 9

cellulari irriparabili = 2

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