CAMMINO DI SANTIAGO
Inzago – St. Jean Pied de Port
15 agosto – Partiamo alle otto e mezza di ieri sera con destinazione il confine francese dove abbiamo passato la notte distesi nel baule dell’Ulysse cercando in qualche strano modo di prendere sonno.
Siamo carichi, siamo carichi di brutto, già perchè tra le biciclette sul tetto, i viveri, tra cui anche insalata di riso e le mitiche zucchine ripiene per il viaggio, sembra che stiamo andando chissà dove e possiamo permetterci di portare dietro qualsiasi cosa, speriamo che la metà delle cose rimarrà in macchina una volta arrivati!!!
Dopo una notte passata pressochè a continuare a rigirarsi su se stessi cercando la posizione ottimale, ci svegliamo un po’ imballati e rattrappiti ma dobbiamo rimetterci in moto, da qui all’arrivo mancano circa 900 chilometri d’asfalto.
Il viaggio in auto è un po’ monotono, non c’è nulla da registrare tranne il lauto pranzo in un’area di servizio a base di un buonissimo e abbondante riso freddo.
Man mano che ci avviciniamo ai Pirenei il cielo si scurisce sempre di più e butta giù qualche goccia d’acqua, forse un avvertimento!!!
Dopo circa un totale di 1200 chilometri varchiamo i confini del paese di Saint Jean Pied de Port, finalmente siamo arrivati e come da programma raggiungiamo il piccolo campeggio de l’Arradoy, segnalato su diversi siti internet. Per solo 1.55€ al giorno ci fa parcheggiare l’auto all’interno, così, una volta scaricate le biciclette ci addentriamo nella cittadella, ovviamente muniti della nostra credenziale!!!
La prima tappa obbligatoria di ogni pellegrino è rue de la Cittadelle al numero 39, l’ufficio di accoglienza dei pellegrini, dove inauguriamo il nostro documento con un bel timbro e dove ci viene dato un letto, però solo dopo le 21:00, per cui fino a quell’ora siamo liberi di fare quello che vogliamo.
Torniamo in campeggio per mangiare le fantastiche zucchine ripiene e, una volta digeritele, montiamo le borse sul portapacchi e partiamo. Il nostro ciclopellegrinaggio è ufficialmente cominciato.
Girovaghiamo un po’ per le vie del paese quando comincia a piovere, ma ecco che una porta della città ci offre un riparo fino all’ora dell’appuntamento.
Alle nove in punto ci ripresentiamo all’ufficio di accoglienza del pellegrino, notiamo una grande quantità di cicloviaggiatori ed è qui che ci accorgiamo di essere più carichi in assoluto, conseguenza, domani si ritorna alla macchina e si alleggerisce un po’ la borsa!!!
Nell’attesa della signora che poi ci accompagnerà al rifugio facciamo conoscenza con un ragazzo italiano che farà il cammino a piedi e con un gruppo di piemontesi in bicicletta, siamo già in clima da cammino!!!
Mentre il paese è in subbuglio per la festa e gente un po’ brilla vestita con classico abito dei paesi baschi si aggira nelle strade, noi raggiungiamo il nostro primo rifugio.
Possiamo portare le bici in camera, da non credere, e dopo una doccia calda e soprattutto un lavaggio di denti, siamo pronti per la prima notte di cammino!!!
La luce si è appena spenta, qualcuno si aggira nei corridoi, forse ora non più, in ogni caso spengo la torcia e vado a letto, il cammino di Santiago ci attende!!!
St.Jean Pied de Port – Zubiri
Tappa | Saint Jean Pied de Port – Zubiri |
Lunghezza | 55 km / Totali: 55 km |
Partenza | 08:30 |
Arrivo | 17:30 |
In bici per | 5 ore 55 minuti |
Media | 9.2 km/h |
Meteo | Nuvoloso al mattino, sereno nel pomeriggio |
16 agosto – La sveglia è dettata dai pellegrini a piedi, alle sei e mezza siamo svegli, ciò non vuol dire che che siamo pronti per quell’ora, infatti tra una cosa e l’altra non siamo sulla bici prima delle otto e mezza.
Senza nemmeno pensarci troppo ci dimentichiamo di fare colazione, forse perchè la voglia di partire è alle stelle!!! Sotto consiglio della signora presente all’ufficio di accoglienza dei pellerini, e seguendo gli indizi letti sui resoconti online, visto che il tempo non promette nulla di troppo buono, optiamo per la via bassa che segue la carretera, ovvero la strada asfaltata.
La salita comincia dolcemente in mezzo alle verdi montagne pirenaiche, un po’ su e giù all’inizio e poi sempre su in continuazione. Varchiamo il confine franco-spagnole poco prima di Valcarlos, dove acquistiamo delle pesche più che fantastiche.
L’ascesa è caratterizzata da un vento contrario e da diverse soste per tirare un po’ il fiato e buttar giù qualcosa per far riattivare i muscoli. La mancata colazione non è stata troppo una furbata, siamo avvisati per i prossimi giorni!!!
Su questa prima asperità, a detta di molti la più dura, notiamo che siamo veramente carichi come dei somari, forse era meglio essere un pelo più minimalisti nel preparare il bagaglio!!!
Dopo 20 km di salita avvistiamo la cappella dell’Alto de Ibaneta, mancano solo 300 metri, i trecento metri più lunghi della storia. Un vento forza dieci soffia dritto contro di noi, il contachilometri segna appena 3 km/h e le ruote disegnano traiettorie completamente storte sull’asfalto appena rifatto, ma alla fine valichiamo i 1057 metri del passo e per nostra felicità ci spariamo i quattro chilometri di discesa che ci separano da Roncisvalle in un baleno.
Sulla carta avremmo dovuto fermarci qui, ma essendo solo la una del pomeriggio decidiamo di visitare il borgo medievale dove cadde Orlando, mangiare nel parco pubblico e poi di proseguire verso Zubiri.
Dopo aver passato la mattina sulla carretera, finalmente imbocchiamo il vero sentiero del cammino, completamente immerso nella campagna della Navarra, terra di allevamento e agricoltura.
A tratti siamo costretti a scendere dalle biciclette, il peso sul posteriore fa impennare i nostri bolidi!!!
Sorpassiamo l’Alto de Meizkiritz, scendiamo a spinta verso un piccolo paesino e poi risaliamo, sempre sul sentiero, verso l’Alto de Erro, ultima fatica di giornata, almeno dal punto di vista altimetrico. Difatti la discesa che ci conduce a Zubiri si rivela un tecnicissimo single-track che mette a dura prova i nostri freni e i nostri portapacchi, ma soprattutto le nostre mani!!!
Abbiamo capito che per quattro chilometri di discesa sul sentiero ci si può impiegare più di mezz’ora di tempo, sul cammino sembra difficile fare calcoli precisi, ma forse questo è uno dei suoi pregi.
Per entrare in paese attraversiamo un caratteristico ponte medievale, svoltiamo a destra e ci dirigiamo verso il rifugio municipale, dove per 4€ abbiamo un materasso nel fronton, che scopriamo essere la palestra dove si gioca alla pelota!!!
Ci mettiamo a posto con borse e materasso, ci godiamo una doccia bollente e rigenerante e dopo qualche momento di relax sul nostro fantastico letto improvvisato, andiamo alla ricerca di un ristorantino per cenare.
Consumiamo il nostro primo menu del pellegrino in un locale in fondo al paese, per tutti e tre una bella paella, poi agnello con patate o bistecca con patatine fritte, il tutto accompagnato da una bella bionda della zona, la cerveza San Miguel!!!
Verso le nove ritorniamo alla base, qualcuno è già nel proprio sacco a pelo, noi, insieme a una giovane coppia di cicloviaggiatori romani, Alessia e Gabriele, restiamo a chiacchierare un po’ fino a quando uno scroscione non da il via alle danze del ritiro della biancheria.
Nella saletta comune ormai siamo rimasti in pochi, qualcuno sta ancora mangiando, ma i più sono a dormire e direi che mi aggrego a loro molto volentieri!!!
Zubiri – Ayegui
Tappa | Zubiri – Ayegui |
Lunghezza | 78 km / Totali: 133 km |
Partenza | 08:30 |
Arrivo | 19:20 |
In bici per | 6 ore 15 minuti |
Media | 12.5 km/h |
Meteo | Sereno tutto il giorno |
17 agosto – La notte sui materassini di gomma piuma passa tranquillamente senza alcun problema, tranne il violento acquazzone che abbiamo sentito durante la notte.
Alla sveglia, verso le sette e mezza oggi, il sole non si scorge ancora, la temperatura è intorno ai 15°C, per cui dopo tutte le operazioni mattutine di rito e un caffè con madalenas al baretto più vicino, ci copriamo con felpa e foulard intorno al collo per affrontare la carretera verso Larrasoana. Attraversiamo il bellissimo paesino e proseguiamo verso Pamplona prima lungo il sentiero sterrato, poi, anche a causa della gran quantità di pellegrini a piedi, a cui va giustamente data la precedenza, su una pista ciclopedonale in lastroni di cemento.
Il tracciato attraversa in lungo e in largo il parco del Rio Argo fino al capoluogo della Navarra, Pamplona appunto.
Entriamo nella città tramito il ponte di epoca romana e cominciamo a calcare le strade in cui vengono liberati i tori a San Firmino!!! La città non è poi così antica come ce la saremmo aspettata, pedaliamo lungo la via principale fino allo stadio della corrda, poi riprendiamo il cammino verso la cittadella e oltre in direzione di Cizur Menor, dove imbocchiamo nuovamnete lo sterrato in direzione dell’asperità di giornata, il mitico Alto del Perdon!!!
I primi due chilometri sono pressochè tranquilli, ma gli altri sette che mancano alla vetta sono un vero e proprio calvario per noi e per le nostre bici.
Il sole picchia forte e la stanchezza si fa sentire, in più alcuni tratti, checchè ne dica il libro , non sono assolutamente pedalabili, per cui giù dalla sella a spingere la bici!!!
Un piccolo paese ci permette di riempire le nostre borracce che ormai erano agli sgoccioli, senza l’acqua l’ultimo tratto sarebbe stato micidiale probabilmente, non che non lo sia stato in parte, sia chiaro!!!
Una volta in cima veniamo pienamente ripagati da uno spettacolo incredibile, le statue di ferro raffiguranti i pellegrini con lo sfondo delle colline gialle e verdi della Navarra.
Pranziamo in vetta in compagnia delle api più fastidiose di tutta la Spagna, e prima di riprendere la strada verso Puente de la Reina dobbiamo affrontare la prima foratura del viaggio, la mia ruota anteriore è la prima a cedere.
Poichè la discesa sullo sterrato nel primo tratto visibile dall’alto sembra abbastanza scoscesa, optiamo per l’asfalto fino ad Obanos, paese pienamente immerso nella siesta pomeridiana, ma che merita una visita. Due chilometri e siamo a Puente de la Reina, là dove il Cammino Francese si unisce con il Cammino di Navarra che parte dal passo di Somport.
Sotto il famosissimo ponte di epoca medievale reincontriamo Gabriele ed Alessia che ritroveremo anche stasera in quel di Ayegui.
Sono appena passate le quattro del pomeriggio per cui, nonostante la nostra tabella di marcia stilata su carta indicasse Puente de la Reina come meta della seconda tappa, di comune accordo decidiamo di proseguire fino a Estella.
In questo tratto alterniamo un po’ di carretera a qualche pezzo di sterrato, che riprendiamo all’altezza di Cirauqui.
Da qui fino a Estella è un continuo sali e scendi e una volta alla meta e scoperto che l’albergo del pellegrino è al completo, su consiglio dello stesso gestore raggiungiamo il paese successivo di Ayegui dove d’estate viene allestito questo rifugio presso il centro sportivo.
Con 6€ dormiamo e con 9€ ceniamo sempre presso il centro con un piatto di spaghetti, carne, dolce e ovviamente la solita bionda locale.
Il dopo cena è condito da una bella chiacchierata con i nostri amici romani, ma verso le dieci si va tutti di sotto verso i nostri comodi letti a castello. Ora qui nella camerata la luce si è spenta e dopo le ultime righe scritte alla della pila mi infilo anch’io nel sacco a pelo, le forze da recuperare dopo l’Alto del Perdon non sono poche!!!
Ayegui – Logrono
Tappa | Ayegui – Logrono |
Lunghezza | 52 km / Totali: 185 km |
Partenza | 08:00 |
Arrivo | 16:45 |
In bici per | 4 ore 12 minuti |
Media | 12.4 km/h |
Meteo | Nuovoloso al mattino, sereno nel pomeriggio |
18 agosto – Ci si sveglia presto stamattina, la colazione al bar termina alle sette e un quarto e dobbiamo lasciare l’ostello entro le sette e mezzo.
Dopo una foto insieme ad Alessia e Gabriele, carichiamo i nostri destrieri e ci rimettiamo sul cammino. La strada è subito in salita verso il monastero di Irache, dove ad attenderci c’è la famosa fontanella, che contrariamente alle altre offre del vino rosso ai pellegrini. Degustiamo la bevanda come veri sommellier e poi ancora su verso il punto più alto della giornata, la salita verso Villamayor de Monjardin, uno sterrato prima compatto e poi un po’ più sconnesso ci riporta in quota verso i 750 metri di altezza del paese.
Il cammino in questo tratto e poi in quello successivo verso Los Arcos è circondato da campi di grano e vitigni per uno spettacolo cromatico a dir poco strabiliante.
Il sole rimane dietro le nuvole illuminando solo le colline più lontane, ma non appena esce dal suo nascondiglio picchia come non mai.
Oltre al caldo del sole va sommato quello restituito dalla strada e dai campi tutt’intorno, chissà la meseta!!!
Fino a Los Arcos è tutta discesa, probabilmente l’ho presa un po’ forte, dorse il copertone anteriore ha fatto cilecca, sta di fatto che dobbiamo mettere a verbale la seconda foratura consecutiva alla mia ruota. In seguito alla riparazione della camera d’aria tramite prodotti sperimentali d’oltreoceano ci infiliamo per le strette vie di questo paesino in fermento per la festa della sera. “Las vacas!!!” ci dice un signore tutto esaltato, ed ecco spiegate le possenti protezioni fissate davanti a porte e finestre, stasera per i presenti ci sarà da correre per evitare le corna dei tori!!!
La stanchezza dei primi due giorni si fa un po’ sentire, decidiamo quindi di fare la pausa pranzo a Torres del Rio dove chiacchieriamo con un cicloviaggiatore canadese partito da Roma, sceso giù in Sicilia, risalito per la Grecia e i Balcani fin su in Danimarca per poi raggiungere Santiago e tornare al punto di partenza lungo la costa mediterranea, un grande!!!
Dopo un incontro del genere non possiamo che essere spinti a pedalare, e allora su per la carretera, il sentiero qui è troppo sconnesso per le nostre bici troppo appesantite, e poi giù verso Viana, sede della nostra prima tappa cerveza del viaggio!!!
Il sole è cocente, probabilmente le forze per procedere oltre Logrono c’erano anche, ma decidiamo di pernottare in città anche per poter visitarla un po’.
Un vero colpo di fortuna ci assiste, ci accaparriamo gli ultimi tre letti disponibili dell’ostello al terzo piano mansardato, perfetto!!!
La prima operazione da svolgere, dopo la doccia ovviamente, è mettere in un sacchetto tutte le cose superflue da portare alle poste e da spedire in un pacco a Santiago per alleggerire un po’ il carico, veramente troppo pesante e contenente molte cose inutili o comunque non indispensabili.
Ecco che con poco più di dieci euro riusciamo ad inviare un bel pacco del peso di 8.7 chili, ora si che ci sentiamo più leggeri!!! Probabilmente da domani i nostri destrieri non sbanderanno più in discesa e non si impenneranno più in salità, ma questo è tutto da vedere sul campo, a parole è facile.
Per concludere la giornata non ci poteva essere una cena migliore, risotto alla cubana, carne con patate e dolce tutto ottimo, abbiamo capito che i pellegrini sono trattati benissimo!!!
La gente è quasi ancora tutta in piedi nel giardino dell’ostello, ma direi che è anche l’ora giusta per mettersi in posizione orizzontale!!!
Logrono – Belorado
Tappa | Logrono – Belorado |
Lunghezza | 79 km / Totali: 264 km |
Partenza | 08:00 |
Arrivo | 17:00 |
In bici per | 6 ore 34 minuti |
Media | 12.1 km/h |
Meteo | Nuvoloso |
19 agosto – Nei grandi giri una tappa del genere potrebbe essere considerata di trasferimento, ma nel nostro caso non lo è assolutamente.
Di sicuro è stata meno faticosa non tanto per l’altimetria più tranquilla, quanto per il sole, che per tutta la giornata ha deciso di prendersi una vacanza rimanendo dietro le nuvole basse che minacciavano un’acquazzone da un momento all’altro.
Per fortuna niente pioggia, in compenso una giornata fresca in un tratto di cammino dove l’ombra sarebbe stata una risorsa preziosa!!!
Stamattina ci svegliamo molto prima del solito, tanto che riusciamo a metterci in moto alle otto in punto, dopo un’abbondante e super economica colazione presso lo stesso locale della cena di ieri sera. Il primo tratto di strada è per il momento il più brutto che abbiamo percorso, cinque chilometri nella periferia di Logrono tra incroci e macchine per lo più scassate e inquinanti.
Nonostante la confusione, seguendo le mitiche frecce gialle, ci rimettiamo sullo sterrato che pian piano si allontana dalla città e si immerge tra i campi di frumento ormai familiari.
Dopo una quindicina di chilometri, invece incontriamo Navarrete e poco dopo Najera, due piccole ma attivissime cittadine. Essendo partiti presto alle dieci e mezzo abbiamo già alle spalle quasi trentamila metri di cammino tutto sali e scendi.
Il tracciato dopo Najera comincia a cambiare, da semplice strada bianca si trasforma in un fondo di colore rosso, dovuto alla presenza dell’argilla in questa zona occidentale della provincia della Rioja.
Con le borse e la catena che dopo ogni pedalata si colorano di un rosso sempre più forte, giungiamo a Azofra, spesa veloce per il pranzo e poi su verso un paese fantasma, animato solo da un circolo di golf, prima di ridiscendere sull’asfalto verso quella che secondo la tabella di marcia doveva essere la meta della nostra quarta tappa, Santo Domingo de la Calzada.
Ci fermiamo a mangiare nella piazzetta antistante all’albergo del pellegrino, panino classico con prosciutto e formaggio, quanto basta però per infreddolirsi un po’ ed essere costretti a mettere la mantellina per riscaldarsi più in fretta.
Nelle nostre intenzioni c’è quella di fare qualche chilometro in più ogni giorno, rispetto alla primitiva scansione delle tappe, in modo da evitare quella tappa da 100 chilometri nella meseta. Ecco perchè nel pomeriggio, su uno sterrato battuto e finalmente pedalabile dall’inizio alla fine, attraversiamo Granon, ultimo paese della Rioja, Redecilla del Camino e Viloria de la Rioja, che nonostante il nome ingannevole, sono i primi due paesi della provincia di Burgos.
Gli ultimi tratti della tappa odierna sono in discesa, su il casco e giù a cannone con il vento contrario che per tutta la tappa ci ha fatto compagnia.
Così dopo più di sei ore in sella ci fermiamo in un alberghetto privato a donazione libera, gestito da due tizi un po’ ambigui e munito di docce fredde gelate, non il massimo della vita, ma sul cammino ci si deve accontentare di quello che si ha.
La serata è per ora quella condita da più alcool, prima con le tapas un bell’aperitivo, poi a cena un buon vino rosso della zona compreso nel prezzo del menu del pellegrino.
Conseguenza di tutto ciò un bel barcollamento nell’alzarsi dal tavolo e una certa sensazione di sonnolenza che insieme alla stanchezza fisica classica ci fa prendere per direttissima la strada del nostro sacco a pelo!!!
Belorado – Hornillos del Camino
Tappa | Belorado – Hornillos del Camino |
Lunghezza | 77 km / Totali: 341 km |
Partenza | 07:50 |
Arrivo | 17:45 |
In bici per | 6 ore 04 minuti |
Media | 12.6 km/h |
Meteo | Poco nuvoloso, poi sereno |
20 agosto – La sveglia è ormai quella del pellegrino, alle sei e mezza siamo in piedi più che arzilli. L’ostello del pellegrino offre una colazione economica e fai da te che però decidiamo di posticipare al paese successivo in quanto la cucina è in completo subbuglio.
Oggi pedaliamo interamente nella provincia di Burgos attraversando di volta in volta paesaggi completamente diversi tra loro.
La prima parte, per così dire introduttiva e di riscaldamento, molto simile a quella di ieri, la seconda, dopo una povera colazione in un bar a dir poco allucinante, tra i sali e scendi dei Montes de Oca.
Da Villafranca cominciamo a salire nell’ombra di un bosco per uno sterrato rosso e compatto che ci porta fino ai 1135 metri dell’Alto de la Pedraja attraverso brevi, ma duri strappetti.
Dalla cima fino allo storico borgo di San Juan de Ortega è una libidine, strada sterrata ed ampia completamente in discesa tra pini e altri alberi non meglio identificati. Non sembra nè dalla temperatura nè dal paesaggio circostante di essere oltre i mille metri di altezza, ma invece è proprio così.
A San Juan, località importante del cammino e la cui chiesa nei giorni di equinozio offre spettacolari giochi di luce, si ricomincia a salire, non prima di aver gustato al volo un melone bianco acquistato da un venditore ambulante che gira in questi piccoli centri abitati fantasma con il suo furgoncino.
L’ascesa verso la Cruz de los Caidos sulla carta non sembra insormontabile, difatti, se non si considerassero gli ultimi duecento metri molto sassosi e difficilmente pedalabili, non lo è. Sulla sommità domina questa croce di ferro sotto la quale scambiamo quattro chiacchiere con una coppia di francesi a piedi, che partiti da Chambery ad aprile, stavano tornado a casa, facendo quella che viene chiamata vuelta, ovvero andata e ritorno da Santiago, da pazzi!!!
Non appena si valica si comincia a vedere la macchia della città di Burgos, è incredibile la sensazione di fastidio che si prova nell’immettersi nel traffico e nel caos di moltissimi lavori in corso della periferia dopo quattro giorni di quasi totale tranquillità!!!
Il tutto finisce quando si entra nella città vecchia e pedalando sul pavè si raggiunge la piazza della maestosa cattedrale gotica, un vero capolavoro da vedere!!!
Come ieri, anche oggi abbiamo lasciato alle spalle già una cinquatina di chilometri, l’ora del pranzo è arrivata, anche perchè lo stomaco comincia a brontolare.
Diversamente dagli altri giorni, essendo in città ci concediamo al posto del solito panino imbottito un bel kebab in un locale vicino al centro.
Verso le tre e con l’apparato digerente che lavora a pieno ritmo ci rimettiamo in sella e seguendo le nostre frecce gialle tanto amate sbuchiamo dalla città inoltrandoci nei campi. Sembra che Burgos si sia sviluppata solo verso est, poichè, per nostra fortuna, da questo lato non esiste praticamente niente, una volta varcate le porte medievali della città si è già nell’anticamera delle mesetas che domineranno tutto il finale della tappa odierna.
Attraversando i paesi sperduti di Tardajos e Rabe de la Calzadas, poi un’ultima salita ci separa dalla meta, Hornillos del Camino è al di là della prima meseta vera e propria del viaggio. L’ostello è pieno ma c’è la possibilità di dormire nel fronton, nessun problema, basta che a nessuno stasera venga in mente di giocare a pelota proprio stasera!!!
Hornillos del Camino – Terradillos de los Templarios
Tappa | Hornillos del Camino – Terradillos de los Templarios |
Lunghezza | 93 km / Totali: 434 km |
Partenza | 07:45 |
Arrivo | 17:40 |
In bici per | 6 ore 05 minuti |
Media | 15.3 km/h |
Meteo | Sereno e caldo da meseta |
21 agosto – I rumori dei camminanti sono la nostra sveglia di oggi, sempre intorno alle sei, sei e mezza. Ormai siamo sempre più veloci a metterci in moto e in meno di un’ora completiamo tutte le operazioni, compresa la sostituzione di una camera d’aria!!!
Come ieri la colazione è rimandata al primo centro abitato sulla via, oggi tocca a Hontanas che a differenza di ieri ci offre una colazione con i fiocchi, caffe e latte, succo e un boccadillos strepitoso, ovvero una specie di focaccia con dentro una frittata, che nonostante l’ora si rivela un ottimo carburante.
Nella prima parte della giornata la temperatura è un po’ meno clemente delle altre mattine, la mantellina è d’obbligo, ma divente eccessiva subito dopo Castojeriz, dove l’unica asperità giornaliera è lì ad attenderci.
Il libretto dice breve, ma ripida, insomma un chilometro e duecento metri con pendenze più che notevoli ripagate totalmente dal paesaggio mozzafiato!!!
Non è facile descrivere la meseta che abbiamo appena lasciato, sembra che si passato qualcuno e abbia appiattito una montagna.
Durante la discesa passiamo in mezzo a degli enormi campi di girasoli che da queste parti, a quanto pare, sono molto diffusi. Qualche foto di rito a questi splendidi fiori e al momento di ripartire la foratura è in agguato ancora una volta.
Sempre la mia bici quella incriminata, ma stavolta la ruota è quella posteriore, per cui per ripararla bisogna smontare le borse e ribaltare il mezzo, un vero sbattimento!!!
A differenza delle altre volte i meccanici non sono all’altezza, infatti al paese successivo siamo costretti ad un altro intervento un po’ più drastico, la sostituzione della camera d’aria.
Dopo questo duplice inconveniente pedaliamo fino a Fromista, un piccolo supermercato è il nostro fornitore del pranzo più sostanzioso del viaggio, pane, chorizo, prosciutto e una fantastica barretta di cioccolato fondente, gustati all’ombra della piazza principale.
Nel pomeriggio il paesaggio e la strada cambiano totalmente e cambiamo un po’ anche noi. Un po’ per necessità, un po’ perchè la monotonia del paesaggio circostante, che in questo tratto è un po’ tutto uguale, cominciamo a pedalare ad un ritmo più elevato.
La strada, come dicono da queste parti, è toda recta, il paesaggio all’orizzonte è per molti chilometri sempre lo stesso e soprattutto un vento proveniente da sinistra e a volte di fronte rende questo pezzo di cammino leggermente noioso.
Alterniamo un po’ di carretera che costeggia pari pari il cammino allo sterrato, sempre però con il vento a farla da padrone.
Alla fine della giornata i chilometri saranno ben novantatre, purtroppo una tappa del genere nella quale nella seconda parte abbiamo pensato più ad andare che a cicloviaggiare, era da mettere in conto, se non fosse stata quella di oggi sarebbe stata quella di domani o dopodomani.
Poco prima di Terradillos incontriamo nuovamente Alessia e Gabriele e insieme a loro andiamo alla ricerca di un ostello per dormire.
La serata passa molto velocemente prima davanti ad un aperitivo spartano a base di San Miguel e patatine, poi a cena, chiacchierando dei più svariati argomenti nel tipico spirito di un viaggio come questo.
Credo di essere ormai l’unico sveglio nell’alberghetto, mi sa che è meglio spegnere la torcia perchè domani c’è un’altra tappa da affrontare!!!
Terradillos de los Templarios – Leon
Tappa | Terradillos de los Templarios – Leon |
Lunghezza | 75 km / Totali: 509 km |
Partenza | 08:20 |
Arrivo | 17:30 |
In bici per | 4 ore 55 minuti |
Media | 15.5 km/h |
Meteo | Sereno |
22 agosto – I comodi letti dell’albergo dei templari sono troppo comodi, è per questo che mettiamo i piedi giù dal letto solo verso le sette, in ritardo rispetto al solito.
L’albergatore per soli 3€ ci offre una colazione di tutto rispetto che ci da la carica per affrontare l’ultimo tratto di meseta.
Il paesaggio di oggi sembra completamente diverso da quello di ieri, difatti tutti quegli interminabili rettilinei immersi nella vastità di nulla non pesano per niente come quelli di ieri.
Fino a Sahagun il tracciato è sul sentiero sterrato dove incontriamo molti dei pellegrini a piedi partiti presto da Torredillos. In città ci fermiamo per acquistare i viveri per il pranzo e, vista la presenza di una stazione, per chiedere qualche informazione più dettagliata sulla possibilità di trasportare la bicicletta sul treno da Santiago fino al confine francese. La cosa a quanto pare sembra possibile, pur dovendo cambiare quattro o cinque treni regionali, gli unici deputati al trasporto delle nostre due ruote.
Da Sahagun, dopo un paio di chilometri di asfalto, la strada si dirama, a sinistra il cammino francese, a destra, sempre segnalato, il sentiero che segue l’antica calzada romana.
Senza nemmeno accorgercene prendiamo la deviazione verso la strada romana, per sette chilometri non c’è altro che campi e arbusti bassi intorno a noi, un paesaggio degno di una savana in miniatura.
Il solo punto di riferimento sono i binari del treno, ma poco dopo anche questi spariscono all’orizzonte, siamo completamente soli.
Una volta giunti al piccolissimo paese di Calzadilla de los Hermanos deviamo sulla carretera per andare a riprendere il cammino all’altezza di El Burgo Ranero. Ad attenderci nei prossimi chilometri diverse antiche case ancora con i muri di paglia e una strada in discesa con un paesaggio all’orizzonte che ci avvisa riguardo alle salite dei prossimi giorni. Non poteva esserci momento migliore per una discesa, così da far riposare un po’ le gambe e il sedere sapendo quello che ci attenderà non tanto domani quanto il giorno dopo, durante il quale dovremo superare le due vette più alte di tutto il cammino.
Proseguiamo veloci verso il paese di Mansilla de las Mulas, forse l’unico paese che rinuncia alla classica siesta pomeridiana, infatti oltre ai molti pellegrini fermi in pausa pranzo, nella piazza vanno e vengono una miriade di pensionati che animano un po’ il tutto facendoci compagnia mentre ci gustiamo il nostro classico panino.
Anche oggi non abbiamo resistito al cioccolato col pane, una bomba calorica per rinvigorirci un po’. Nel frattempo la calura sale, così siamo noi a fare la siesta, visto che siamo anche in anticipo e a Leon, meta di giornata, mancano soltanto una ventina di chilometri. Qualcuno schiaccia un pisolino, qualcuno si mangia un bel cannolo ripieno di crema nella pasticceria di fronte, sta di fatto che quando ripartiamo siamo tutti un po’ più appesantiti.
La strada che ci separa dalla città, l’ultima grande città che il cammino incontra, si alterna tra carretera e sentiero. Quando ormai siamo in vista delle guglie della cattedrale, su una bruttissima discesa a fianco della strada statale, per la quarta volta la mia camera d’aria cade, la sfortuna ci perseguita, è ufficiale!!!
Ennesima toppa da appiccicare e poi via dentro il centro storico, ma prima di visitare la cattedrale e tutto il resto dobbiamo cercare l’albergue del pellegrino.
La guida ne segnala due, quello municipale e quello gestito dai benedettini. Il primo è completamente al di fuori della città e non fa una bella impressione, il secondo invece, pur chiudendo le porte alle nove e mezza di sera, è in centro e si presenta decisamente meglio alla vista. Senza pensarci due volte bussiamo alla porta dei benedettini, che ci accolgono a braccia aperte mostrandoci i nostri tre letti nella grandissima camerata da circa una ottantina di posti.
Ora andremo sicuramente a fare un bel tour a piedi per le vie della città alla ricerca di qualche buon locale che abbia nel menu la cecina, un salume che ci hanno consigliato di mangiare, e che non vogliamo assolutamente perderci!!!
Leon – Rabanal del Camino
Tappa | Leon – Rabanal del Camino |
Lunghezza | 75 km / Totali: 584 km |
Partenza | 08:15 |
Arrivo | 17:30 |
In bici per | 5 ore 37 minuti |
Media | 13.4 km/h |
Meteo | Sole e caldo per tutta la giornata |
23 agosto – Dopo una serata a base di salumi della zona, vino rosso e birra, il tasso di alcool nel nostro corpo ha decisamente conciliato il sonno, ma la notte è ancora lunga, si sa, e quando un pellegrino compatriota ha pensato bene di emulare le mitiche gesta di Noè non c’è stato più nulla da fare!!! Per costruire un’arca c’è bisogno della legna, un vero russatore professionista.
Essendo poi in una camerata enorme, dopo le sei è quasi impossibile stare nel letto, così, un po’ esasperato anche dal caldo, esco con le borse e mi metto in coda per la colazione insieme a tutti gli altri pellegrini, per la maggior parte a piedi.
La sfortuna oggi ci tocca già prima di metterci in sella, non si sa come, infatti, la ruota posteriore di Efrem è a terra.
Il pit-stop di riparazione dura più delle altre volte, complice il freddo polare che questa mattina ha investito la città di Leon!!!
Per i primi cinquemila metri tra la città e la periferia è necessario il foulard, ma non intorno al collo come al solito, bensì come i cowboy avvolto sopra il naso e la bocca, il termometro segna circa 8°C.
Le prime pedalate volano via abbastanza veloci, anche, e soprattutto, per il fatto che pedalare a fianco della strada statale non è per niente bello!!!
Purtroppo però i chilometri da fare insieme alle quattroruote sono circa una trentina, ovvero fino a Orbigo, dove, grazie a un bellissimo ponte sul fiume omonimo veniamo traghettati sull’altra sponda, lontano dalla strada principale.
Da qui in poi avevamo due possibilità, una ancora a fianco della carretera, l’altra su un sentiero che presentava diversi saliscendi.
Ovviamente senza neanche pensarci optiamo per la soluzione più selvaggia. La strada sale pian piano, ogni tanto qualche discesa tanto per respirare un po’, ma la direzione principale è sempre verso l’alto.
Dopo tanta pianura e tante mesetas, trovare l’ombra di un bel bosco è cosa molto gradita sia a noi che a tutti gli altri pellegrinanti. Una pausa di metà mattina inoltrata in cima a questo alto è di rito, un po’ di frutta e qualche biscotto prima di rimontare sulle nostre amatissime e scendere giù nella città principale della Margateria, ossia la cittadina di Astorga.
Il pranzo e la siesta ce li godiamo su due comode panchine di fronte ad una fontana, gustando anche le prelibatezze del luogo, il cioccolato e le mantecadas!!!
Dopo una breve ma rigenerante pennichella siamo pronti per affrontare quella ventina di chilometri che ci separano dalla meta. La strada comincia ad inerpicarsi un po’ salendo costantemente senza nessuna pendenza proibitiva, ma a complicare le cose prima ci si mette il caldo, che rende colloso l’asfalto sul quale i nostri pneumatici lasciano la loro impronta, poi un forte vento contrario.
Nel tratto di discesa prima dell’ultima rampa se non pedalassimo il vento riuscirebbe a fermarci senza problemi. Il cartello indica due chilometri a Rabanal del Camino, ecco il campanile ed ecco anche i primi tetti, a prima vista sembra un paese un po’ più curato rispetto agli altri, e a darci questa conferma sono le strade e i ben tre ostelli pronti ad accoglierci. Nell’imbarazzo della scelta ricadiamo sul primo che incontriamo entrando in paese, un bel sello sulla credenziale e un letto in una camerata in miniatura da una dozzina di posti letto.
Doccia e bucato oggi sono d’obbligo, inoltre il gestore ci offre una canna dell’acqua per lavare le nostre biciclette, che effettivamente dopo tutta questa strada hanno bisogno di una bella ripulita.
La sera trascorre in compagnia di Filippo e Simone, rispettivamente padre e figlio, anche loro in viaggio in bicicletta sul cammino. Oggi a cena è il giorno della zuppa d’aglio, della carne speziata della zona e della specialità dolciaria del leonense, la cujada, una specie di yogurt da gustare con il miele.
Memori della serata precedente la bevanda sul tavolo è rigorosamente acqua, domani ci aspetta il tappone dolomitico con la Cruz de Hierro e sul finale la mitica ascesa a O Cebreiro, una tappa dura che costerà fatica, ma che a fine giornata sarà sicuramente ripagata, come è successo finora!!!
Rabanal del Camino – Vega de Valcarce
Tappa | Rabanal del Camino – Vega de Valcarce |
Lunghezza | 77 km / Totali: 663 km |
Partenza | 08:50 |
Arrivo | 18:00 |
In bici per | 5 ore 22 minuti |
Media | 14.4 km/h |
Meteo | Sereno, vento contro quasi sempre |
24 agosto – Stamattina la partenza la prendiamo con calma, ci svegliamo, colazioniamo nel piccolo e accogliente bar proprio accanto al nostro ostello con il solito caffelatte accompagnato da spremuta e brioche.
La strada di oggi è subito in salita, l’altimetria annuncia sei chilometri di ascesa e sei incredibilmente saranno, senza sbavare di nessun metro!!!
Più saliamo più soffia il vento, a volte frontale, a volte laterale, a seconda di dove tira la strada. E’ un vento freddo e abbastanza fastidioso che però riusciamo a respingere, in poco più di mezz’ora raggiungiamo la Cima Coppi del cammino, la Cruz de Hierro, un palo di legno innalzato su una montagna di sassi, con sulla cima, appunto, una croce di ferro e sul pale, appiccicati in qualche modo, foto e oggetti lasciati dai pellegrini negli anni.
Una volta giunti in cima la discesa è solo un piccolo assaggio, già, perchè prima di poter godere delle pendenze al 26% dobbiamo risalire fino ad un’antenna per le telecomunicazioni da dove finalmente comincia la picchiata fino ai 400 metri di Molinaseca. La strada non è delle migliori, ma durante il cammino abbiamo visto di peggio, così la velocità non può raggiungere cifre troppo elevate dato anche il carico sul posteriore!!!
Giungiamo prima a Molinaseca, dove per la quinta volta la mia gomma va a terra, poi a Ponferrada, dove insieme a Filippo e Simone mangiamo l’empanada, una specie di foccaccia ripiena o di carne e verdura oppure di polpo e altri ingredienti indecifrabili.
Le nostre strade si dividono nel pomeriggio dopo aver visitato il bellissimo castello dei templari.
Fino ai piedi della salita del Cebreiro la strada è ondulata e tendente alla salita. Nella prima parte, fino a Cacabellos, attraversiamo strade secondarie tra campi di granturco, nella seconda, invece, prima della deviazione sullo sterrato per Villafranca del Bierzo, il vammino resta sulla carretera principale.
In questi chilometri e in quelli successivi pedaliamo nel verde della valle del Bierzo, la cosa strana è che qui siamo sui 500 metri di altezza e siamo tra le montagna, mentre nei giorni precedenti rimanevamo costanti sugli 800 metri della meseta in un paesaggio da perfetta pianura.
La tipica tappa di metà pomeriggio quest’oggi ha sede a Villafranca, la cui cattedrale è l’unica oltre a quella di Santiago, a poter dare l’indulgenza ai pellegrini sfiniti dalla fatica.
Dopo aver provveduto alla seconda foratura di giornata, ottava totale, riprendiamo la retta via verso Vega de Valcarce, la meta di oggi.
Devo dire che sulla carta questa tappa era stata studiata un po’ male, la tabella di marcia indicava come arrivo il Cebreiro, ma sia la tempistica sia l’altimetria e la stanchezza hanno reso la cosa praticamente impossibile. Conclusione, ci fermiamo nell’alberghetto dell’ultimo paesino prima dell’imbocco della salita vera e propria.
Domani ci aspetta quindi quella salita che temono tutti, poi sarà tutta discesa, si fa per dire, fino alla meta finale.
Stasera ci siamo goduti un aperitivo un po’ scarso compensato da una cena niente male in un piccolo ristorantino, molti sono ancora sul terrazzo a chiacchierare, noi invece siamo a letto, dopo nove tappe le energie non sono quelle dell’inizio e un’ora di sonno in più non guasta affatto!!!
Vega de Valcarce – Portomarin
Tappa | Vega de Valcarce – Portomarin |
Lunghezza | 86 km / Totali: 749 km |
Partenza | 08:20 |
Arrivo | 19:15 |
In bici per | 6 ore 28 minuti |
Media | 13.3 km/h |
Meteo | Nuvoloso al mattino, sereno nel pomeriggio |
25 agosto – La sveglia sul cellulare è puntata, ma decidiamo all’unanimità di starcene ancora un po’ nel sacco a pelo, forse sapendo quello che ci aspetta!!!
Riusciamo a partire poco dopo le otto, la temperatura è intorno ai 12°C e il cielo è quasi completamente coperto da nuvole grigie e basse.
Per i primi tre chilometri la salita è dolce, quasi un modo gentile per permetterci di scaldarci un attimo, poi però si inizia a fare sul serio, comincia la vera e propria scalata all’Alto do Cebreiro.
Le gambe girano, i muscoli si scaldano, sulle rampe più impegnative ci si aiuta con le spalle, il primo tratto è veramente duro!!!
Il pezzo centrale spiana forse un po’, ma dopo la sosta per qualche foto panoramica al verde della tanto attesa Galizia, è ancora salita dura fino alla cima.
Il piccolo borgo è lì che ci accoglie e come ieri non è subito tutta discesa, anzi, deviamo sul sentiero sterrato fino all’Alto de San Roque e poi anche per raggiungere l’Alto do Poio. Quest’ultimo ci taglia letteralmente le gambe, pendenze ciclisticamente improponibili ci costringono a scendere e a spingere il nostro bolide fino alla cima, da cui si può scorgere l’intero profilo dei monti galiziani, che è effettivamente come tutti ci avevano detto, stupenda!!!
Dall’Alto do Poio fino a Triacastela è una lunga discesa di 14 chilometri a condurci, e allora giù in posizione aerodinamica alla media di quasi 60 km/h per questa carretera larga e ben messa e soprattutto con pochissimo traffico.
L’ora è abbastanza tarda, ma la meta di Portomarin è ancora lontana, per cui, dopo una sosta per acquistare i viveri necessari per il pranzo e per tappare il buco con un po’ di frutta, proseguiamo per il sentiero fino a San Xil e all’Alto de Riocabo, attorniati da boschi fitti e campi coltivati.
La salita è dura anche a causa del fondo dissestato, ma la lunghissima discesa fino a Sarria fa dimenticare praticamente tutto. Dai 905 metri del Riocabo andiamo in picchiata verso i 380 di Sarria, sede del nostro lauto pranzo, per l’occasione un po’ ritardato alle tre del pomeriggio!!!
L’ultima parte di giornata è dedicata interamente ai saliscendi della Galizia, caratteristici per la loro capacità di spaccare in due le gambe. Attraversiamo piccolissimi paesi in case di pietra che non recano nemmeno il cartello con il nome al loro ingresso alternando tratti di fondo asfaltato a tratti di fondo sterrato o sassoso, ed è qui che tocchiamo il cippo di cemento recante i meno cento chilometri a Santiago!!!
Accompagnati per alcuni tratti da un simpatico e vivace spagnolo scendiamo da Ferreiros verso la città di Portomarin, la meta odierna, che ci fa ritornare in tabella di marcia.
L’albergo del pellegrino è nuovissimo e un po’ più caro di tutti gli altri e a prima vista merita questa piccola differenza di prezzo.
La giornata è stata una delle più dure, sia per il dislivello totale che abbiamo affrontato, sia perchè nelle gambe abbiamo qualcosa come più di 700 chilometri!!!
Domani la tappa sembra semplice, ma sarà sicuramente insidiosa, l’idea è quella di avvicinarci il più possibile a Santiago, in modo da raggiungerla il giorno successivo prima di mezzogiorno, per avere tutto il tempo necessario per ritirare il pacco alle poste e soprattutto la Compostela, e anche per cercare un posto per dormire ovviamente!!!
Portomarin – Arca
Tappa | Portomarin – Arca |
Lunghezza | 81 km / Totali: 830 km |
Partenza | 08:20 |
Arrivo | 19:10 |
In bici per | 6 ore 20 minuti |
Media | 12.6 km/h |
Meteo | Nebbia al mattino, sole nel pomeriggio |
26 agosto – Dormiamo splendidamente nella grande camerata dell’ostello, finalmente una notte senza alcun russatore degno di nota.
La sveglia è per forza di cose non prima delle sette, secondo le regole dettate dalla direzione, per cui a quell’ora regna un po’ di confusione per i corridoi.
Dopo una sostanziosa colazione al ristorante di ieri sera ci apprestiamo a salire in sella, abbiamo passato notti al di sopra dei mille metri, ma nuvole basse come quelle di stamattina non le avevamo mai viste. Una nebbia fitta avvolge il sentiero e le colline tutt’intorno, la temperatura e l’umidità sono due costanti per i primi chilometri.
La strada è subito in pendenza verso l’alto, il che per nostre gambe indurite non è che sia proprio il massimo, in ogni caso con il rapporto più agile, che oggi però sembra più duro del solito, scaliamo questa piccola collina. Come il foglietto annuncia la tappa di oggi è un continuo saliscendi, nella prima parte più sali, nella seconda più scendi!!!
Gli strappetti nel bosco sono veramente spaccagambe, ma è quando viene la discesa che ci si lancia dimenticandosi di come la si è raggiunta, peccato che però che duri poco e poi c’è l’altra salitella.
Passando da boschi di conifere a sentieri praticamente scavati in qualche modo nella vegetazione galiziana, raggiungiamo prima Palas de Rey e poi Melide, la città patria del pulpo gallego!!!
Un’osteria offre ai pellegrini un piccolo assaggio, un modo molto efficace per far sedere a tavola la gente, infatti preso posto su un tavolone, ordiniamo tre porzioni di pulpo, ovviamente accompagnate da un buon vino bianco della casa.
Non sarà sicuramente di aiuto nella pedalata, ma la vita del cicloviaggiatore è fatta anche di questo, è quasi un dovere assaggiare i piatti tipici delle province attraversate, la gastronomia in qualche modo è insita in ogni cicloturista, come è giusto che sia!!!
Una breve siesta, ormai diventata un rito, e poi verso le tre e mezza del pomeriggio ci rimettiamo sui pedali.
Alla meta di Arca mancano una trentina di chilometri, la trentina di chilometri più dura dell’intero viaggio. Saranno le gambe pesanti, saranno questi bellissimi, ma incredibilmente duri muri galiziani, che secondo me non hanno nulla da invidiare a quelli delle grandi classiche del nord, tanto per intenderci, sta di fatto che facciamo una fatica allucinante.
I cippi indicanti la distanza rimanente a Santiago si fanno sempre più frequenti e forse un po’ di fretta di arrivare te la mettono addosso, è anche questo il motivo per cui mi piace fare un’ultima tappa breve, per avere il modo di dormire con il pensiero che domani, dopo un’ultima piccola fatica si potrà godere dell’arrivo con tutta la calma e il tempo necessario!!!
Molti di quelli con cui abbiamo dormito arriveranno a Santiago in tarda serata, noi no, dopo circa ottanta chilometri ci fermiamo ad Arca, non come da programma, ma come deciso ieri sera. Gli alberghi del pellegrino sono tutti al completo, non più un posto libero per tre poveri pellegrini in bicicletta nemmeno nelle pensioni private.
In nostro aiuto arriva un’altra volta il centro sportivo del paese, il lato buono è che non paghiamo nulla, il lato cattivo, ma che alla fin fine va benissimo lo stesso, è che si dormirà letteralmente per terra senza alcun materassino a fianco del palo della porta di calcetto, un’esperienza unica al mondo!!!
Siamo letteralmente a terra, ma con una voglia matta di arrivare alla meta domani mattina, ora ci vuole una cena per rimettere un po’ di forza nelle gambe, domani le ultime due salite e poi potremo scorgere le guglie della cattedrale di Santiago de Compostela!!!
Arca – Santiago de Compostela
Tappa | Arca – Santiago de Compostela |
Lunghezza | 20 km / Totali: 850 km |
Partenza | 08:15 |
Arrivo | 10:50 |
In bici per | 1 ore 37 minuti |
Media | 12.9 km/h |
Meteo | Nuovoloso al mattino, sereno nel pomeriggio |
27 agosto – La notte passata per terra oggi non conta nemmeno più di tanto, oggi si arriva, oggi si arriva a Santiago e si conclude il nostro viaggio in bicicletta!!!
Partiamo pedalando in questi ormai familiari boschi di eucalipti che ti sovrastano da capo a piedi prima di affrontare le ultime due fatiche altimetriche.
La prima a quanto pare non ha alcun nome ma si ….. (troncato nel documento a disposizione)
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