Cicloviaggio e Potabilizzazione Acqua
COME POTABILIZZARE L’ACQUA DURANTE UN VIAGGIO IN BICICLETTA
di Alberto Vaona – Medico e cicloviaggiatore
I risultati dell’indagine sulla potabilizzazione dell’acqua, pubblicati recentemente sul nostro sito, hanno evidenziato che oltre il 40% dei partecipanti al sondaggio riferisce di essersi sentito male in viaggio e la metà di questi è certo o sospetta che sia stata l’acqua a causare il malessere. Ciò a conferma di quanto sia importante bere acqua sicura durante un viaggio. In questo articolo intendiamo dare indicazioni su come prevenire questi disturbi rendendo potabile l’acqua destinata ad essere bevuta.
Non sempre è possibile portare con sé quantità d’acqua sufficienti a soddisfare le proprie esigenze ed è pertanto obbligatorio procurarsi in loco le riserve idriche necessarie. In particolar modo quando si viaggia in paesi extraeuropei, in paesi in via di sviluppo o in contesti in cui le condizioni igienico sanitarie sono precarie, è bene non sottovalutare la questione pena trovarsi con sindromi diarroiche fastidiose e a volte pericolose almeno nella misura in cui necessitano di provvedimenti terapeutici che non sempre è detto che il cicloviaggiatore riesca a porre in essere senza la consulenza di un medico (che non sempre è a portata di mano).
Il primo consiglio è di cercare sempre di bere acqua o bevande provenienti da bottiglie sigillate. In secondo luogo di diffidare dell’acqua che scorre in bucolici ruscelli di montagna (che sembrano incontaminati ma non è detto che lo siano, in particolare non è detto che a monte qualche animale che non vediamo le abbia contaminate con i propri escrementi), così come dell’acqua che possiamo ottenere dalla rete idrica della camera di albergo (non è detto infatti che per il fatto di scorrere in una rete idrica l’acqua sia potabile e innocua per individui abituati a bere acqua sterile a differenza degli abitanti locali e chiedere ai locali a proposto della qualità dell’acqua potrebbe non essere garanzia sufficiente); anche un’acqua che odori intensamente di cloro non è detto che sia potabile se non è nota la concentrazione1 di cloro (che può essere insufficiente o eccessiva).
Il terzo consiglio è certamente quello di esaminare con attenzione l’aspetto dell’acqua: l’acqua potabile è incolore, inodore e insapore. La presenza di torbidità, colorito, odori o sapore al primo piccolo sorso, indica che è bene non bere quell’acqua così com’è. Se è inevitabile dover assaggiare l’acqua, è utile farlo in prima battuta solo con un minimo sorso al fine di capire se ci sono sapori sospetti: un piccolo sorso limita il rischio perché limita la carica batterica assunta (ricordiamo che le sindromi diarroiche necessitano, per instaurarsi, di una carica batterica minima diversa da un agente batterico o virale ad un altro e da organismo ospite ad un altro).
Prima di passare in rassegna le metodiche di potabilizzazione dell’acqua, è necessaria una precisazione. I contaminanti sono sostanzialmente di due tipi: biologici e chimici. Un contaminante biologico può essere eliminato, un contaminante chimico no (o almeno non con sistemi portatili adatti al cicloviaggio). Per questo se si prevede l’attraversamento di zone ad elevato inquinamento chimico (zone estrattive, zone minerarie, ecc…) e si prevede di necessitare di acqua potabile da recuperare in loco è bene informarsi in anticipo con la massima cura del contesto. Intossicazioni chimiche – ad esempio da metalli pesanti naturali, scarti di lavorazione industriale oppure carburanti – possono essere molto più gravi di infezioni gastrointestinali di natura biologiche e a volte possono portare conseguenze a lungo termine o anche mortali.
Le raccomandazioni che seguono sono tratte dai seguenti prestigiosi documenti:
- “Emergency Disinfection of Drinking Water” della United States Environmental Protection Agency
- “Making Water Safe in an Emergency”, “Water Disinfection (Travelers’ Health)” e “Water Disinfection (Preparing International Travelers)” del Centre for Disease Control di Atlanta
PRIMA DI POTABILIZZARE
Si consiglia di ricorrere alla potabilizzazione solo quando non se ne possa fare a meno ma di farlo piuttosto di correre rischi anche gravi che possono essere evitati. La prima cosa da considerare quando si decide di potabilizzare è valutare macroscopicamente l’acqua che si intende trattare: se l’acqua ha un colore innaturale non va comunque potabilizzata; se c’è terra in sospensione prima di potabilizzarla va filtrata almeno con un panno pulito o un fazzoletto di carta o ancora con un filtro da moka da caffè. Oppure va lasciata sedimentare e ne va recuperata la sola parte più alta (ad esempio aspirandola con delicatezza).
Una volta ottenuta un’acqua limpida o più o meno tale, sarà possibile applicare una o più delle metodiche seguenti (ad esempio le metodiche meccaniche e quelle chimiche possono essere combinate per avere una maggiore sicurezza).
METODICHE TERMICHE
Anche se temperatura comprese tra i 60 e i 70°C potrebbero inattivare la gran parte dei microrganismi, portare l’acqua ad ebollizione (100°) uccide con certezza batteri patogeni, virus e protozoi: l’ebollizione va proseguita però per almeno 1 minuto (ad altitudini superiori a 1.000 metri è necessario far bollire l’acqua per 3 minuti). Successivamente va lasciata raffreddare naturalmente.
Questo metodo ha il vantaggio della elevata sicurezza e lo svantaggio dell’attrezzatura necessaria per metterlo in atto (fornello, pentola, gas) e del tempo per utilizzarla (anche considerato che l’acqua dovrà raffreddarsi prima di poter essere introdotta in contenitori sterili). E’ certamente utile al cicloviaggiatore durante la sosta serale.
METODICHE CHIMICHE
Utilizzo di ioni d’argento
Nessuno dei documenti consultati raccomanda specificamente l’utilizzo di ioni d’argento e il CDC di Atlanta scrive che la loro concentrazione può essere fortemente influenzata dall’assorbimento da parte della superficie interna del contenitore e che gli studi effettuati sono limitati. Pertanto nemmeno noi ne raccomandiamo l’utilizzo.
Utilizzo di iodio
Questa metodica prevede di 1) aggiungere 5 gocce di tintura di iodio al 2% per litro d’acqua da potabilizzare. Se l’acqua è torbida o colorata, vanno aggiunte 10 gocce di iodio. La soluzione va mescolata e lasciata riposare per almeno 30 minuti prima dell’uso.
L’uso dello iodio non è consigliato per quanti soffrono di disturbi tiroidei e in gravidanza e comunque non è adatto all’utilizzo prolungato (più settimane).
Utilizzo di derivati del cloro
L’utilizzo dei derivati del cloro rappresenta una metodica di grande interesse per il cicloturista. L’ipoclorito di sodio è contenuto in almeno 3 soluzioni facilmente reperibili in commercio: amuchina, candeggina e varechina in ordine di concentrazione1 generalmente crescente.
VANTAGGI: 1) con poche gocce di soluzione è possibile potabilizzare un litro di acqua; 2) un flaconcino con contagocce ha un costo trascurabile anche online (o addirittura gratuito se si riutilizza quello che conteneva farmaci o parafarmaci liquidi) e un peso irrilevante; 3) tutti i prodotti commerciali contenenti ipoclorito di sodio costano pochi euro per grandi quantità e 4) sono reperibili in gran parte del mondo; 5) il sapore di cloro può essere ridotto se l’acqua potabilizzata è arieggiata (come durante una pausa di viaggio) o esposta al sole. Se la potabilizzazione avviene in una borraccia da litro trasparente è più facile calcolare la dose di ipoclorito di sodio, la trasparenza della borraccia e la rimozione del tappo consentono di eliminare il cloro dopo che ha agito in modo da ridurre il gusto del cloro e l’interno della borraccia ne risulta disinfettato da ogni tipo di contaminante biologico.
La concentrazione di una soluzione chimica esprime il rapporto tra la quantità di un singolo componente (soluto) e la quantità totale dei componenti della miscela in cui è disciolto (compreso il soluto stesso). Ad esempio nel prodotto commerciale Amukine Med sono disciolti 0,055g di ipoclorito di sodio in 100 ml di soluzione, quindi la soluzione è allo 0,05%.
SVANTAGGI: non è facilissimo reperire in commercio prodotti contenenti ipoclorito di sodio senza additivi profumati ma soprattutto in concentrazione ben definita. La maggior parte delle candeggine riportano in etichetta e in scheda tecnica una concentrazione <5% e questo non consente di calcolare con esattezza il numero di gocce per litro necessarie alla potabilizzazione. Il CDC di Atlanta – ente prestigiosissimo – fornisce un’indicazione estremamente utile a chi ha disposizione soluzioni meno concentrate (come le candeggine italiane): se si ha a disposizione una soluzione all’1% di ipoclorito di sodio basta aggiungere 10 gocce per litro oppure se si ha una siringa basta aggiungere 0,5 ml per litro. Sulla scorta di questa raccomandazione si può dedurre la seguente tabella
Concentrazione dell’ipoclorito di sodio | Dose minima
per litro |
Dose massima
per litro |
1% | 10 gocce | Il doppio |
2% | 5 gocce | |
3% | 3 gocce | |
4% | 3 gocce | |
5% | 2 gocce |
Altra raccomandazione importante è quella di raddoppiare la dose nel caso di acque torbide o molto fredde. Questa raccomandazione è di interesse oltre che utile di per sé perché dimostra che anche raddoppiando la dose non si corre rischio di intossicazione e quindi in caso di dubbio è valido il detto latino melius abundare quam deficere. Ciò è raccomandabile anche perché alcuni microrganismi (es. oocisti di Cryptosporidium o Cyclospora) potrebbero essere resistenti alle concentrazioni di cloro che normalmente neutralizzano tutti gli altri.
AVVERTENZE IMPORTANTI: 1) il flaconcino con il contagocce non deve rimanere esposto al sole perché l’ipoclorito di sodio potrebbe inattivarsi; 2) La candeggina non deve essere più vecchia di un anno; 3) una volta aggiunto l’ipoclorito di sodio, si devono attendere almeno 30 minuti prima di bere l’acqua potabilizzata; 4) l’aggiunta di sali minerali, tè in polvere, compresse di vitamine effervescenti, oppure di 5-10 gtt per litro di acqua ossigenata 3%, rendono il sapore di cloro meno sgradevole e la bevanda più reidratante.
Le metodiche chimiche per la loro agilità possono essere utilizzate anche in movimento e questo le rende di grande interesse per il cicloviaggiatore.
con
METODICHE SOLARI
In caso di emergenza il CDC raccomanda l’esposizione dell’acqua in bottiglie di plastica trasparente alla luce solare in quanto i raggi UVA possono migliorare sostanzialmente la qualità dell’acqua. Tuttavia con tempo nuvoloso, l’acqua deve essere posta al sole per 2 giorni consecutivi e la “disinfezione solare” non è efficace su acque torbide e opache. Un test interessante che viene consigliato è di provare a leggere le righe di un quotidiano attraverso la bottiglia d’acqua: se la lettura non è possibile, l’acqua deve essere privata del sedimento come sopra descritto, prima di utilizzare l’irradiazione solare.
Al cicloviaggiatore questa metodica potrebbe essere utile nel caso di necessità di soste prolungate in zone prive di acqua potabile, oppure nel caso di possibilità di trasporto di acqua in bottiglia di plastica trasparente in posizione esposta al sole in modo da “potabilizzare pedalando”.
Si consiglia comunque la combinazione almeno con la potabilizzazione chimica, se possibile.
METODICHE MECCANICHE
Le metodiche meccaniche sono facilmente intuitive: far passare l’acqua attraverso filtri con pori sufficientemente piccoli la priva dei contaminanti biologici nocivi. La domanda però è: quanto piccoli devono essere i pori per essere efficaci?
La tabella che segue mostra le dimensioni dei contaminanti biologici potenzialmente presenti nell’acqua.
AGENTE BIOLOGICO | DIMENSIONE (Micron) |
Virus | 0,03 |
Batteri enterici ( Escherichia coli ) | 0,5 × 2–8 |
Oocisti di Cryptosporidium | 4–6 |
Cisti di Giardia | 8 × 19 |
Uova di elminti | 30 × 60 |
Larve schistosomiche | 50 × 100 |
Viste le dimensioni dei possibili contaminanti biologici dell’acqua, il filtro che garantirebbe maggiore sicurezza, sostiene il CDC, dovrebbe avere poro di dimensioni non superiori a 0,01 micron al fine di fornire una “ultrafiltrazione”.
Esistono anche filtri con maglie di dimensioni inferiori: iI nanofiltri hanno dimensioni dei pori li di 0,001 µm e quindi rimuoveranno anche sostanze chimiche e molecole organiche; i filtri ad osmosi inversa (aventi dimensioni dei pori di 0,0001 µm o inferiori) rimuovono anche i sali monovalenti e i metalli disciolti, ottenendo così anche la desalinizzazione ma il prezzo elevato delle unità di piccole dimensioni con pompa manuale ne rendono l’uso da parte dei viaggiatori terrestri proibitivo (in genere vengono utilizzati dai viaggiatori oceanici, mentre dispositivi più grandi vengono utilizzati per scopi militari e attrezzatura da campi per rifugiati).
Esistono anche i filtri al carbone attivo granulare (GAC) che tratta l’acqua assorbendo sostanze chimiche organiche e inorganiche (compresi i composti di cloro o iodio) e la maggior parte dei metalli pesanti ma i filtri GAC generalmente non sono progettati o classificati per la rimozione di agenti biologici e quindi dovrebbero essere utilizzati in aggiunta ai filtri precedenti.
AVVERTENZA IMPORTANTE: una pressione di filtrazione eccessiva (per fretta) può “allargare i pori” e consentire il passaggio di cariche biologiche sufficienti a determinare infezione; pertanto è raccomandabile seguire la velocità di filtrazione stabilita dal fornitore.
DOPO LA POTABILIZZAZIONE
Sembra forse una raccomandazione banale. Ma è meglio ricordarlo: l’acqua disinfettata va conservata in contenitori puliti e disinfettati a chiusura ermetica.
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