
CROAZIA 2013
La mia prima cicloturistica, iniziata con poco allenamento, tante incognite e tanti dubbi sulla capacità di arrivare fino in fondo! Un battesimo del fuoco, che mi aprirà la strada a tante avventure in futuro!
Giorno 1: Matulji-Cres (65km, 1232m di dislivello da GPS)
Partiamo all’alba da Seriate (BG) con due auto, contenenti tutte le bici, borse e cicloturisti. A Trieste usciamo dall’autostrada per attraversare la striscia di Slovenia su strade normali per non pagare la vignetta, ma prima di arrivare al confine croato sull’auto adibita al trasporto bici si sente un sibilo di gas: no, non è la bombola di metano che perde, è la prima foratura (bici Nani1), senza aver percorso 1m! Dopo almeno 1h di coda per attraversare il confine e il breve tratto di autostrada, raggiungiamo Matulji nel primissimo pomeriggio: qui abbiamo prenotato l’appartamento per dormire l’ultima notte di viaggio e poter lasciare le auto durante tutto il viaggio (per chi fosse interessato: Apartmani Raspor, altrimenti detta “la signora Raspor”). Scarichiamo le auto, ripariamo la prima foratura e chiediamo alla signora Raspor un buon posto dove pranzare: ci consiglia una ristorante chiamato Laguna 3km (secondo lei) nell’entroterra. Affamati e carichi, partiamo alla ricerca del ristorante… i 3km sono decisamente più di 3km e si affrontano le prime salite croate! Ma raggiungiamo il Laguna e ci strafoghiamo di pasta (era più il ragù della pasta): ricorderemo a lungo il Laguna grazie al tormentone del Moretti!
Sazi, partiamo ufficialmente per il nostro viaggio e scendiamo verso Opatjia lungo la costa dell’Istria, per raggiungere l’imbarco di Brestova. Il cielo si copre e cade qualche goccia di pioggia, ma con il caldo non è altro che un sollievo, e proseguiamo senza fermarci fino a che appena dopo una curva in discesa, sento un rumore dietro di me, come un ammasso di ferraglia sull’asfalto: è il Nani2 che no, non è caduto, ma sta richiamando sulla Terra ogni santo, è la seconda foratura! Purtroppo non è semplicemente l’esplosione della camera d’aria, ma nel copertone (liscissimo e consumatissimo) si è aperto uno squarcio in cui passano comodamente due dita!!! Ripariamo il copertone alla meglio con mastice e pezze di camera d’aria e cerchiamo di proseguire, pensando a una soluzione per il resto del viaggio (purtroppo sarà lo stesso Nani2 a trovarla 3 giorni dopo…). La strada lungo l’Istria è stupenda, un saliscendi continuo a ridosso del mare, con le isole di Krk e di Cres sullo sfondo.
Raggiungiamo l’imbarco di Brestova e attraversiamo la stretta striscia di mare che separa la terraferma dall’isola di Cres. Allo sbarco ci aspetta una salita di circa 10km ma altamente spettacolare, forse la più bella salita che abbia mai fatto: vista mare, con le luci calde del tramonto e la vista del sole che scende sul mare! Qualcosa di indimenticabile!! Raggiunta la vetta, la strada prosegue sul crinale dell’isola, che non è altro che una stretta montagna in mezzo al mare, e in molti punti è possibile ammirare il mare in basso sia alla propria destra che alla propria sinistra. La strada scende poi verso la cittadina di Cres, che raggiungiamo intorno alle 20, con le luci accese, ormai quasi al buio.
Cres è una bellissima cittadina di mare, con una miriade di ristorantini e locali lungo i moli del porticciolo. Per trovare un alloggio, ci rechiamo all’ufficio informazioni, che ci danno 2 camere nell’ostello (in realtà una villa enorme) e una camera in una casa in piena città. La giornata termina con un buonissimo branzino di 4kg!
Giorno 2: Cres-Mali Losinji (55km, 877m di dislivello da GPS)
Ci svegliamo sotto il diluvio universale! Dal nostro ostello è impossibile vedere la costa opposta della piccola insenatura in cui è incastonata Cres, a causa delle nuvole basse e della pioggia. Il Mainuz si siede sotto il portico a leggere un buon libro, gli altri rimangono a letto, io nervoso continuo dentro e fuori per vedere se il diluvio diminuisce e capire da che parte arrivano le nuvole. Decidiamo di ritardare la partenza e, nel frattempo di andare a far colazione in paese. Dopo circa un’oretta la pioggia smette di cadere, ma il cielo resta uggioso… la decisione è presa: partiamo in assetto da pioggia, o la va o la spacca! Mentre risaliamo la strada da Cres cade ancora qualche goccia di pioggia, ma poi smette definitivamente e dopo pochi km rispunta anche il sole, che ci accompagnerà per il resto della giornata.
La strada da Cres a Mali Losinji è larga, ben asfaltata e soprattutto poco trafficata, con continui saliscendi non troppo impervi, e non si incontra nulla per km e km! Dopo circa 20km io e Moretti, davanti a tutti di un paio di minuti, raggiungiamo un minuscolo paesino (Belej), ma con un ristorante e accanto ad esso una porchetta in bella vista che sta arrostendo!!! Inchiodiamo all’istante e aspettiamo gli altri, che quando arrivano capiscono tutto senza dire niente! E’ presto, i km sono pochi, ma una porchetta così e l’incognita di non trovare qualcosa di altrettanto degno più avanti sono irresistibili!
Dopo un lauto pranzo, ripartiamo e una decina di km più avanti l’isola di Cres termina. Attraversiamo un brevissimo ponte e ci troviamo sull’isola di Losinji. La strada, sempre larga e in perfette condizioni, prosegue lungo la costa orientale dell’isola, sempre con i continui dolci saliscendi che non ti spaccano troppo le gambe se presi con intelligenza e con i rapporti giusti.
In vista di Mali Losinji, il Mainuz con uno scatto alla Vinokurov si alza sui pedali e parte alla conquista della tappa, ma poche centinaia di metri, dietro a una curva, si trova davanti a una salita e lo vediamo in lontananza, seduto sui pedali testa bassa, super-demoralizzato ad aspettarci! Mali Losinji comincia con una strozzcatura strettissima dell’isola, dove l’unico lembo di terraferma è occupato dalla strada che porta in città e la prima cosa che si incontra è il porto, con annesso ufficio turistico (con noleggio bici), in cui ci rechiamo subito per cercare un alloggio. Qui ci viene indicato un appartamento in cui riusciamo a dormire comodamente tutti e 7, sopra la città e a due passi dal mare. Il tempo di chiudere le bici, prendere possesso dell’appartamento e ci buttiamo in acqua per rinfrescarci.
E’ presto, e dopo il pranzo io, Mainuz, Fainaz e Nani1 andiamo fino a Sveti Martin, un delizioso borgo a ridosso delle montagne, ragguingibile solo attraverso uno stretto sentiero in cemento. Da qui raggiungiamo una delle vette più alte del sud dell’isola e da qui ammiriamo estasiati un panorama fantastico sul mare, sul resto dell’isola e sulla città.
Per cena scendiamo a piedi verso il porto, attraversando i vicolini della città. Il lungomare è un pullulare di turisti, di locali, e non facciamo fatica a trovare una buona pizza. Due passi dopo cena e, stanchi, andiamo a dormire.
Giorno 3: Al mare a Veli Losinji e poi in traghetto a Zadar (ca. 20km, 440m di dislivello da GPS)
Al risveglio sole e cielo terso: oggi i bagagli restano in appartamento, visita di Mali Losinji e giornata al mare a Veli Losinji. Dopo un’abbondante colazione fai da te in appartamento, inforchiamo le bici e visitiamo brevemente la città, poi proseguiamo verso Veli Losinji, non lungo l’unica piccola strada presente, ma seguendo un bellissimo sentiero in cemento che corre lungo la costa e ci permette di ammirare un mare cristallino.
Avvistiamo Veli Losinji dall’alto e restiamo senza parole: sembra di essere a Portofino! Il paese è minuscolo ma molto caratteristico! Il sentiero prosegue fino a raggiungere una spiaggia (di sassi, come tutte le altre) più grande delle altre che abbiamo incrociato e ci fermiamo per un buon bagno! L’acqua è incredibilmente pulita, cristallina, trasparente! Sembra che il fondo sia lì a portata di mano, invece il mare raggiunge in pochissimo qualche metro di profondità. E’ veramente un posto paradisiaco!
Purtroppo non possiamo intrattenerci a lungo, alle 16 c’è il traghetto per Zadar che ci aspetta… torniamo a Veli Losinji e ci concediamo un pranzo a base di pesce, prima di ripercorrere il sentiero alla volta di Mali Losinji. Passiamo a prendere i bagagli e ci imbarchiamo sul traghetto che ci condurrà a Zadar. E qui il misfatto! Ricordate l’esplosione del copertone del Nani2 il primo giorno? ricordate il noleggio bici al porto? Mettete insieme le due cose… La “riparazione” dura più del dovuto… noi ci imbarchiamo sul traghetto, ma dei Nani non c’è traccia a pochi minuti dalla partenza! All’ultimo arrivano, col fiatone, ma “soddisfatti” del loro misfatto!
Lasciamo Mali Losinji e navighiamo verso Zadar attraversando la miriade di isole che formano l’arcipelago croato, facendo scalo su molte di esse. Attracchiamo a Premuda, Silba, Olib, Ist e su ogni isola bambini e non che ci salutano. Il viaggio dura 6 ore e ci godiamo uno splendido tramonto sul mare. A Zadar abbiamo prenotato un appartamento (l’appartamento Amici, del signor Tamburini), dato che sapevamo che saremmo arrivati tardi. Durante la traversata cerco in tutti i modi di connettermi al GPS per impostare l’indirizzo dell’appartamento, ma senza risultato!! Ci affideremo alle cartine classiche, anche se non sono estremamente precise.
Verso le 22 avvistiamo le luci di Zadar, la nostra meta! E’ una notte senza luna, è buio pesto, ma tanto il porto è in pieno centro… ma il traghetto tira dritto, lasciandosi le luci del centro città alle spalle!!! Panico! Veniamo a sapere che c’è un nuovo porto 3-4km dalal città, in cui attracca praticamente solo quel traghetto! Disperati! Non abbiamo riferimenti e non c’è una luce! Cerco disperatamente il GPS, ma niente, niente! Appena sbarchiamo ci troviamo davanti un enorme piazzale e poi buio tutti intorno. Per miracolo appena sbarco il cellulare aggancia il GPS! Siamo salvi!! Accendiamo le luci e pian piano, seguendo anche le auto che sbarcano dopo di noi, ci dirigiamo verso il centro di Zadar, con io che seguo il GPS e urlo le direzioni da prendere. C’è talmente buio che si fa fatica quasi a vedere il ciglio della strada. Miracolosamente raggiungiamo senza problemi l’appartamento alle 23:30 circa. Giusto il tempo di scaricare le bici, legarle, accorgerci dei fichi carichi di frutti (che loro chiamano “fica”) nel giardino, pagare il signor Tamburini, fare la doccia e andare a letto!
Giorno 4: Zadar-Pag-Karlobag (ca. 109km, 1214m di dislivello da GPS)
L’ultimo giorno di mare, la tappa forse più pianeggiante della settimana, comincia alle 7, io e il Mainuz ci svegliamo presto per andare a comprare la colazione al supermercato. Mentre vado in bagno ancora mezzo addormentato, vedo che dalla porta di casa appare il signor Tamburini con le mani piene di fichi che con la sua voce squillante urla “a voi piace fica?” Bè… come dirgli di no! :D.
Dopo la colazione, prima di prendere la strada verso l’isola di Pag, ci prendiamo un’oretta e mezza per visitare la bellissima Zadar: una città murata con il centro ordinatissimo e pulitissimo e le rovine romane all’aria aperta nella piazza principale della città. Scendendo verso il lungomare ci si può fermare ad ascoltare l’organo marino e ammirare il cerchio solare, che a partire dalle luci del tramonto si illumina con l’energia raccolta durante il giorno, creando delle meravigliose immagini (che noi non abbiamo potuto ammirare).
Riattraversiamo la città e prendiamo la strada per Nin, che ci porterà sull’isola di Pag. Fino a Nin è presente una pista ciclabile che corre lungo la strada principale, che ci permette di evitare di pedalare in mezzo al traffico. Dopo Nin, invece la ciclabile finisce, ma sulla cartina vediamo una piccola strada che taglia in mezzo al nulla e permette di accorciare la strada, saltando Vrsi. La strada c’è… ma non è asfaltata… e dopo qualche km si perde in mezzo al nulla e sembra terminare ad un gruppo di antenne! Con la coda fra le gambe, giriamo le bici e torniamo indietro sulla strada principale, passando per Vrsi… invece di accorciarla, l’abbiamo allungata!! Dopo Vrsi ricominciano i saliscendi e il caldo comincia a farsi sentire, sempre più intenso. Arrivati a Razanac, seguiamo le indicazioni per Pag e la vegetazione comincia a farsi sempre più rada, lasciando scoperte le rocce bianche che riflettono il calore del Sole. Finalmente raggiugiamo il ponte che unisce la terraferma all’isola di Pag: ci troviamo di fronte una lunghissima montagna completamente brulla e bianca in mezzo al mare, la desolazione! Ma è anche ciò che rende unica questa isola! Poco dopo il ponte, a Miskovici, scendiamo verso il mare, seguendo le indicazioni per un ristorante. Mentre si cuoce la pasta, alcuni di noi si buttano in acqua per rinfrescarsi dal gran caldo che abbiamo patito da poco prima dell’attraversamento del ponte!
Dopo il pranzo e il meritato riposo (non troppo lungo) ripartiamo, consapevoli che la strada da fare è ancora tanta, e con un caldo così… la strada prosegue dritta, senza traffico e abbastanza piana lungo l’isola in mezzo a un paesaggio lunare, senza un cm di ombra! Sulla destra, oltre lo stretto lembo di mare che ci separa dal continente, le vette verdi del Velebit ci accompagnano, ricordandoci che domani saranno loro a sifdarci!
Arriviamo a Pag, accaldati, assetati, alla ricerca disperata di acqua fresca, che troviamo in un supermercatino appena entrati in paese. Attraversiamo il lungo ponte che taglia la baia e il gruppo si divide in tre: Mainuz prende la strada principale dell’isola, che sale sul crinale della montagna, per andare a recuperare qualcosa lasciato in un campeggio pochi mesi prima, i Nani e il Moret si fermano alle spiagge del paese per fare l’ultimo bagno, mentre io, Fainaz e il Pier imbocchiamo una strada secondaria che corre lungo il lato orientale dell’isola, più in basso rispetto alla strada principale che invece corre sul lato occidentale, e che dopo qualche km diventa sterrata. E’ uno sterrato largo, scorrevole, ben tenuto e molto piacevole da percorrere, sempre con i soliti saliscendi. Verso la fine dello sterrato, una lunga ma non molto ripida salita ci riporta sulla strada principale. Il punto di ritrovo per tutto il gruppo è l’incrocio verso l’imbarco di Ziglien. Fortunatamente arriva qualche nuvola che ci permette di respirare un po’. Il paesaggio è sempre più brullo, e salendo per superare la collina che ci separa dall’imbarco sembra di essere davvero su un altro pianeta! Una lunga e ripida discesa ci porta all’imbarco, ma soprattutto a un barettino con tanta pivo e tanta radler in fresca!!!
Nemmeno mezz’ora per riposarsi a bordo del traghetto, che è già ora di ripartire con una ripida salita di 3km che ci riporta sulla statale che corre lungo la costa croata. Sono ormai le 19, e il sole è già tramontato da tempo dietro le vette del Velebit, quindi siamo già costretti ad accendere le luci. Sulla salita, con molta incoscienza visto la tappa di domani, e dando fondo alle ultime energie dopo quasi 100km di caldo torrido, scatto staccando subito tutti e, aspetto per diversi minuti in cima alla salita, per poi ripartire per un finale da finisseur all’arrivo in discesa di Karlobag! 🙂
All’ingresso del paese, ormai al buio, trovo due signore anziane sul bordo della strada che mi vengono incontro con un cartello con scritto “Sobe”, che offrono le camere delle loro case per i turisti. Aspetto il resto del gruppo e decidiamo di contrattare le camere in due appartamenti non lontanissimi per pochi euro (kune) a testa, colazione inclusa. Le camere sono in realtà le loro camere da letto, che tengono libere per i turisti dormendo in sala sul divano. Scendiamo verso il “centro” del paese per la cena, e comincia a cadere qualche goccia di pioggia, una manna dopo una giornata calda come questa!! Dopo una cena a base di pesce, il meritato riposo.
Giorno 5: Karlobag-Velebit-Gospic-Ljubovo-Plitvicka Jezera (120km, 1983m di dislivello da GPS)
Ci siamo: è la giornata più attesa, la giornata più dura, la giornata della Cima Coppi morale e della Cima Coppi effettiva, la giornata in cui lasciamo il mare e ci addentriamo nell’entroterra croato… è il giorno del Velebit! L’abbiamo osservato da lontano e temuto per gran parte del giorno precedente mentre percorrevamo l’isola di Pag, ma ora è venuto il momento di affrontarlo! La salita parte subito da Karlobag, esattamente dove la sera precedente abbiamo trovato le due anziane signore, e sale per 16.5km per arrivare a circa 950m.
La giornata non inizia però nel migliore dei modi… al nostro risveglio, usciamo dalla porta e… piove! Il cielo è plumbeo, e le vette del Velebit sono nascoste fra le nuvole! Quando incontriamo la signora dell’appartamento (che parla solo ed esclusivamente croato stretto) ci guarda con aria disperata e continua a ripeterci “Velebit, biciclisti, catastròfa!!!”, che diventerà il tormentone non solo del resto della cicloturistica, ma anche dei mesi e degli anni successivi :)! Non possiamo ritardare la partenza, i chilometri da fare sono tanti, più del giorno precedente… mogi mogi facciamo colazione, e ci prepariamo psicologicamente (e con il vestiario adatto, come insegna il buon Roby) ad affrontare una lunga tappa di montagna sotto la pioggia, anche se sembra diminuire rispetto a prima. La signora Velebit continua a ripeterci “Velebit, biciclisti, catastròfa!!!”, sembra quasi non volerci lasciar partire!! 😀 Come consolazione facciamo la foto insieme a lei.
Ci troviamo con gli altri, che hanno dormito nell’altro appartamento e affrontiamo la salita. Le poche gocce di pioggia smettono di cadere, ma le nuvole non promettono nulla di buono… almeno non fa caldo! E’ una salita molto regolare che con qualche tornante segue la ripida parete della montagna. Ma è dalla seconda parte della salita in poi che, guardando verso il mare, si osserva uno spettacolo straordinario: infatti il panorama ci regala una meravigliosa vista sulla bianca e spoglia isola di Pag, vista che migliora sempre di più man mano che si sale! E man mano che si sale, le nuvole si diradano e comincia a splendere il Sole. Il gruppo si sgretola, ognuno sale del suo passo… dopo 1h25m di fatica raggiungo la vetta, secondo solo dopo il Nani1 che mi ha preceduto di poco. In cima l’asfalto è ancora bagnato, ma il Sole ormai la fa da padrona, e il panorama sul mare e sull’isola di Pag è unico! Lunga la salita, traffico praticamente NULLO!
In vetta c’è un brevissimo tunnel, che sembra quasi una porta, oltre la quale il mare non si vede più, e anche la vegetazione cambia completamente e diventa tipica di montagna. La strada è tenuta benissimo e il traffico è sempre nullo. Non ci sono paesi, solo qualche casa sparsa in mezzo al nulla… e più si va verso l’entroterra (e ci si avvicina al confine con la Bosnia), più si vedono la povertà e le cicatrici lasciate dalla guerra di pochi anni prima: le poche case sono ricostruite e lasciate con i doppio uno a vista, e quasi ogni casa ha fuori sulla strada un banchetto per vendere ai passanti i prodotti della propria terra (cipolle, patate…). La prima “città” che incrociamo è Gospic, molto piccola e quasi deserta, con anche qui molte case ancora in rovina. Da un punto di vista personale il viaggio diventa meno goliardico e prende più una dimensione profonda, storica. Poco dopo Gospic passiamo vicino alla casa natale di Nikola Tesla (a un Fisico come me non poteva sfuggire il cartello…) e tanti, tanti alberi di prugne lungo la strada (ne raccoglieremo qualche kg da portarci dietro lungo il viaggio). Dopo la salita del Velebit la strada è sempre abbastanza piana, con pochi, brevi e lievi saliscendi. L’entroterra è un altopiano la cui altitudine varia fra i 700 e i 500m.
Troviamo un ristorante in cui ci fermiamo per un pranzo abbondante, sempre a base di carboidrati. Nel frattempo il Sole se ne va e tornano le nubi, nere e pesanti a minacciare il nostro viaggio. Dopo il pranzo e qualche prugna, ripartiamo, sotto le nubi e le raffiche di vento che ci portano incontro le nuvole più nere, verso la vera cima coppi del tour: il Ljubovo, quota 989m. La strada è più nervosa di prima, con saliscendi più ripidi, per poi salire verso il passo, che viene conquistato da me, il Pier (s.t.) e il Nani1 (s.t.). Intorno a noi il nulla: montagne, colline verdi e, sul passo lungo la strada, una serie di tombe di ragazzi, al massimo diciottenni, e di un casco blu cecoslovacco dell’ONU morti in una feroce battaglia nei primi giorni di agosto del 1995… nemmeno 20 anni prima. Poco lontano, un cartello all’inizio di una stradina sterrata, consiglia di non avventurarsi nei boschi per il pericolo di mine. Da brividi…
Dopo una breve sosta per raccogliere le poche forze rimaste e rifocillarsi di prugne ripartiamo e, oltre alle forti raffiche di vento, comincia a cadere qualche goccia di pioggia. La strada è quasi tutta in discesa per molti km, ma il vento e la pioggia la rendono impegnativa. Anche la temperatura scende drasticamente. Arrivo a Korenica congelato e bagnato, nonostante il giubbetto antivento, e prego gli altri di fermarci al primo bar per bere qualcosa di caldo. Ci rintaniamo in un bar con le stufe accese (anche dai camini delle altre case del paese usicva il fumo…) e ci godiamo la migliore cioccolata calda mai bevuta! Intanto smette di piovere e il tempo migliora lievemente, ma la temperatura rimane bassa. A Korenica siamo a circa 10km dal confine bosniaco. Seguendo le indicazioni per i Plitvicka Jezera (laghi di Plitvice) affronto gli ultimi 20km a tutta (più che altro per scaldarmi un po’…) con il Mainuz. Poco dopo Korenica sul bordo della strada troviamo dei mucchi bianchi di ghiaccio, frutto della forte grandinata caduta poco prima, e che fortunatamente abbiamo schivato. Arriviamo ai laghi di Plitvice e li superiamo, per cercare (e trovare senza troppi problemi, dato l’elevata disponibilità) un appartamento a Rakovica, pochi km dopo i laghi.
Dopo la tanto desiderata doccia bollente e un po’ di riposo, cena al mitico ristorante Degenija (consigliatissimo!!!) a base dei prodotti tipici dei balcani: Cevapcici, Raznici, carne di ogni tipo, patate (il famoso piatto Degenija). Torniamo a piedi al vicino appartamento sotto un cielo limpido e con una stellata più unica che rara (e fredda).
Giorno 6: Gita ai laghi di Plitvice (Plitvicka Jezera) pochissimi km in bici… Riposo!
I laghi di Plitvice sono forse la maggiore attrazione turistica della Croazia. Una serie di piccoli e grandi laghi ad altezze diverse, la cui acqua passa da un lago all’altro formando magnifiche cascate e scorci unici. Moltissimo verde e un’acqua blu cristallina! E’ possibile attraversare a piedi tutti i piccoli laghi grazie a una fitta rete di passerelle di legno, mentre per attraversare il lago principale c’è un battello. Meglio un po’ di foto piuttosto che tante parole!
Ovviamente cena sempre al Degenija! 😉
Giorno 7: Rakovica-Ogulin-Vrbovsko (93km, 1172m di dislivello da GPS)
Dopo una lauta colazione preparata, come il giorno precedente, dalla padrona di casa, e aver raccolto qualche kg di prugne dal giardino, si parte! Il cielo è limpido e soleggiato, l’aria fresca, ma gradevole. Non abbiamo ancora deciso la destinazione della giornata, sappiamo solo che domani sera dobbiamo essere a Matulji, quindi sta solo a noi gestire i circa 180km che mancano.
Ripercorriamo la strada per Plitvice, ma al bivio prima dei laghi svoltiamo a destra e seguiamo le indicazioni per Plasko e Saborsko (strada 42). La stada è in leggera salita, stretta, ma passa attraverso una meravigliosa foresta di pini. Ci dividiamo: in due decidono di attraversare la foresta sui sentieri contrassegnati, noi seguiamo la stupenda stradina, sempre con ZERO traffico. A un certo punto, nel bel mezzo della foresta incrociamo un grande cartello rosso al bordo della strada con un testo bianco e con la scritta “Oprez mine” che tradotto significa “Attenzione, mine”… ancora… Finita la foresta si apre un altopiano molto verde, con tante case e piccoli casolari sparsi in mezzo al nulla. E’ davvero una pedalata molto piacevole!
Passato l’abitato di Saborsko, la strada scende dolcemente fino a Licka Jesenica. Dopo un tornante sul rettilineo un cane libero mi punta e comincia a ringhiare ferocemente… impietrito smetto di pedalare e rimango immobile, terrorizzato, ma lui ringhia sempre di più! Non so che fare e sono convinto che da un momento all’altro mi attacherà… ma poi vedo che non guarda più me, e sento un rumore arrivare da dietro: è il Roby che sfreccia ad almeno 40 all’ora al grido di “Vinokuroooooov”!!! Il cane comincia a inseguire lui, ma è troppo veloce e si stanca molto presto! Allora mi muovo anche io, spingendo per passare il più velocemente possibile, ma quando raggiungo il cane, è troppo stanco per inseguirmi! Grande Roby!!!
Dopo Licka Jesenica la strada risale sempre molto dolcemente fino a Plaski, per poi tornare a scendere verso Munjava, dove la strada 42 incrocia la strada 23 e proseguiamo in direzione Ogulin. A Munjava, giusto all’ora di pranzo, troviamo il primo ristorante dopo tanti tanti km di nulla, il Restoran Gradina. Ovviamenti tutti piatti a base di carne, compresa carne di orso!
La giornata prosegue dopo il pranzo verso Ogulin, dove arriviamo nel primo pomeriggio. E’ una cittadina molto carina, con un bel castello proprio in centro, ottimo per una foto di gruppo! Ogulin era inizialmente la nostra meta di giornata, ma è prestissimo e mancano ancora tanti km a Matulji, quindi decidiamo di allungare un po’ la tappa e provare ad arrivare al primo paese con una probabile disponibilità di pernottamento: Vrbovsko. E’ una paesino in prossimità di un’uscita dell’autostrada, se non ci saranno camere in appartamento, ci sarà un motel di bassissima lega per camionisti, no? 😉
Seguiamo sempre la strada 42, che in uscita da Ogulin scende verso il fiume Dobro. A Okruglica c’è un bivio con le indicazioni per Vrbovsko per entrambe le strade. consultiamo le cartine e decidiamo di prendere la strada di sinistra, che sembra più importante di quella di destra, e dovrebbe proseguire con meno strappi, dal momento che corre all’incirca lungo il letto del fiume dobra e della ferrovia. E infatti così è! La strada corre in una valle insieme al fiume e alla ferrovia, con le montagne ai fianchi della valle che ci riparano dalla luce del Sole e dal caldo. Solo prima di Gomirje la strada riprende a salire, in certi punti anche con pendenze intorno al 10-12%, per arrivare a Vrbovsko intorno alle 16:30, comunque presto, ma stanchi per continuare oltre.
Vrbovsko è un paesino tranquillo, forse troppo! Non ci sono ristoranti, non ci sono hotel, motel, non ci sono cartelli con camere in affitto… c’è solo un bar, in cui ci fiondiamo per una bella radler (o pivo, a seconda dei gusti) rinfrescante. Qui chiediamo alla barista, che è l’unica che parla qualche parola di inglese, se conosce qualcuno che affitta delle camere. Si allontana e va a parlare con altre persone al bar… tutti si muovono, prendono i telefoni, cominciano a chiamare e, dopo circa 15 minuti arriva un tizio in auto che ci dice di seguirlo che ci accompagna alle camere!!! Che efficienza! 😀 Al nostro arrivo troviamo 2 camere molto comode! La padrona di casa si offre addirittura di prepararci la cena (che sarà molto, molto, mooooooolto abbondante!) e la colazione la mattina successiva… il tutto per poche kune a testa! Dopo cena usciamo per vedere la vivace vita notturna (!) di Vrbovsko e tornare al bar, per un bel gelato, una pivo e ringraziare la barista! Come le sere precedenti, il cielo presenta una stellata da restare senza fiato!
Giorno 8: Vrbovsko-Mrkopali-Rijeka-Matulji (91km, 1792m di dislivello da GPS)
Partenza di buon mattino, con l’aria ancora bella fresca. E’ l’ultimo giorno di pedalata, e ormai per arrivare a Rijeka non può che essere tutta discesa. Anche il proprietario del nostro appartamento ci conferma: c’è solo una salitella per usicre da Vrbovsko…
Belli carichi, partiamo dopo un’abbondante colazione offerta dai proprietari. Prendendo la strada in direzione di Ravna Gora, scopriamo il resto dell’abitato di Vrbovsko, molto più vivo di quello che abbiamo visto finora… e qui inizia una discesa vertiginosa, con il tratto finale (il più ripido) in pavè, per raggiungere il ponte sul fiume Dobra. Il primo principio del cicloturismo dice che a ogni discesa corrisponde una salita uguale e contraria… e infatti dopo il ponte comincia una lunga salita di qualche chilometro e con, in alcuni tratti, pendenze anche abbastanza importanti, per uscire dal paese. Con 6 giorni di bicicletta nelle gambe e i bagagli al seguito, la salita non è affatto banale! A ogni curva dico “dai, dopo la curva è finita”, e invece dopo ogni curva la strada sale sempre di più. E così fino all’ultima casa del paese, dove la strada finalmente spiana! Siamo tornati in alto, e la strada verso Ravna Gora, tutta in ombra, prosegue abbastanza piana con uno splendido panorama della valle sulla destra.
Superato Ravna Gora, lasciamo le strade con traffico nullo e seguiamo per Delnice, imboccando la strada D3 dopo aver sottopassato l’autostrada. La D3 è decisamente più trafficata delle strade fatte finora, e anche il panorama, almeno fino a Dedin, è meno caratteristico. Dopo Dedin la strada riprende a salire, ma le forze sono sempre meno e la fatica sempre di più! A metà strada fra Dedin e Delnice la strada scollina e ci fermiamo a riposare. C’è uno spiazzo sulla destra, con la vista che si apre sulla vallata e il panorama è niente male e ci ripaga della fatica fatta per quest’ultima salita! E scopriamo che siamo sulla vera, reale, sconosciuta cima coppi della settimana (sfioriamo i 1000m)!
E’ presto e proseguiamo la nostra marcia verso Rijeka: superiamo Delnice (niente di particolarmente degno di nota) e all’incrocio dopo il paese svoltiamo a sinistra per lasciare la trafficata D3 e seguire le indicazioni per Mrkopalji. Prendiamo qui una strada stretta senza traffico simile a quella in uscita da Vrbovsko, e, ovviamente ricomincia la salita, molto più dolcee corta rispetto a prima però! Al bivio successivo seguiamo per Rijeka-Fluzine. La strada è tenuta benissimo, sempre in mezza alla fitta pineta e con continui saliscendi, molto piacevole da percorrere. A Belo Selo i saliscendi finiscono e comincia una lunga discesa, che ci porta a Vrata, dove troviamo una pizzeria e decidiamo di fermarci per pranzare, ormai stremati! A tavola siamo praticamente 7 mummie, e c’è chi non riesce più a stare sveglio! 🙂
Dopo pranzo scendiamo verso Fluzine: in paese la discesa è ripidissima e si fa quasi fatica a frenare arrivati all’incrocio al centro del paese. Qui seguiamo per Crikvenica, evitando sempre le strade più trafficate. E’ sempre un continuo saliscendi fino a dopo Zlobin. A un certo punto, alzando lo sguardo ci troviamo di fronte qualcosa di commovente, che non vedavamo da giorni: il mare, davanti a noi, molto più in basso!!! Lo spettacolo è massimo, oltre al mare è ben visibile l’isola di Krk e il ponte che collega il continente con l’isola. Ancora più in lontananza l’isola di Cres, che abbiamo affrontato ben 8 giorni prima! Ma ancora più commovente è il cartello stradale di fronte a noi, posto appena prima di una curva secca: discesa al 17%! Basta salite, si scende verso il mare!!!
La discesa è veramente ripidissima, e anche qui ho qualche problema con in freni. A un tornante arrivo un po’ lungo, ma per fortuna che non ci sono auto in giro! La discesa è relativamente breve, ma un sollievo, e termina dopo Hreljin. All’incrocio dopo il paese, seguiamo per Krasica, stando su strade sempre poco trafficate, ed evitando la statale che corre lungo la costa. Superato Skrljevo però sbagliamo e prendiamo proprio detta statale, che si rivela un incubo. L’unico vantaggio è che è tutta in leggera discesa fino a Rijeka, e possiamo pedalare veloci sui 30-35km/h. Al cartello giallo con la scritta “Rijeka” non possiamo non fermarci e fare una foto di gruppo: la tanto agognata meta dopo tante salite, è finalmente arrivata!
Entriamo in centro città e ci fermiamo all’ombra di un ombrellone per una sosta pivo/radler di riflessione per la fine imminente della nostra avventura… E’ ancora presto e decidiamo di fare l’ultimo bagno croato tornando verso Matulji. Cercando la strada per il mare ci perdiamo nel bel mezzo del porto commerciale! Torniamo sulla strada principale e troviamo finalmente il sentiero che segue la costa. Lasciamo le bici e ci tuffiamo in acqua per un ultimo bagno rinfrescante, quindi risaliamo la strada e arriviamo a Matulji, dalla signora Raspor, dove avevamo lasciato le auto una settimana fa.
Doccia e cena, ovviamente, al Laguna, per la gioia del Roby che non vedeva l’ora di tornare dopo 7 giorni!
Giorno 9: il rientro
Poco da dire… alle 9 partenza e rientro a casa…
Una prima cicloturistica iniziata con tanti dubbi, tante perplessità e tanta paura di non riuscire a farcela, finita con tante certezza (soprattutto sull’ottima compagnia) e con tanta voglia di tornare in sella per un’altra avventura simile!
Era la prima volta che andavo in un paese dei Balcani e sono rimasto piacevolmente sorpreso, in primis, dalla gente: tutti i pregiudizi sugli slavi sono totalmente infondati! Sono persone molto disponibili, ospitali, che si fanno in 4 per i turisti (ancora di più se in bici!) e con una dignità di fronte alla diffusa povertà (soprattutto nell’entroterra) impressionante. Il mare Croato è fantastico, in particolar modo sulle isole, il paesaggio dell’entroterra pure.
Per i pernottamenti non ci sono assolutamente problemi. Ovunque è possibile trovare qualche camera in affitto, anche nei posti più sperduti e negli orari più disparati. Come detto prima, l’accoglienza da parte della popolazione è buonissima, e non c’è da spaventarsi se a volte possono sembrare insistenti o se il posto non sembra molto sicuro! Ci si sente più sicuri là che qui a casa.
Il costo della vita è molto basso e non abbiamo mai avuto problemi con il cambio nella valuta locale (Kuna). E’ possibile ritirare senza problemi dai bancomat oppure cambiare gli Euro in Kune anche nelle edicole! Costo totale della vacanza, pasti, pivo e radler (molto abbondanti) comprese, circa 650€.
Dal punto di vista atletico un giro non facile, che richiede un minimo di allenamento sulle lunghe distanza e con qualche salita di qualche chilometro nelle gambe. Nel periodo in cui siamo andati fa ancora caldo. E’ consigliabile però portare con se almeno un giubbetto antivento, possibilmente gambali e copriscarpe: nell’entroterra spesso al mattino l’aria è molto fresca, e il tempo può cambiare rapidamente!
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