Fresco Tour 2022 – Tirolo e Baviera
Viaggi estivi, ovviamente per via delle ferie…
le mete quasi sempre mediterranee;
va da sè che abbiamo spesso pedalato con il caldo feroce.
In queste torride circostanze esternavo a Vanni il desiderio di poter venir trasportato all’istante dentro un bosco, al verde, al fresco e all’ombra, cosa che non aiutava certo ad affrontare il momentaccio … però alimentava già qualche idea.
Senza tanti sforzi formulo nell’immediato un giro che ricalca solo parzialmente un mio viaggetto realizzato anni prima.
Lo espongo al compare valutando chilometri e tempistiche, restando possibilmente dentro ai canonici 10 giorni di ferie di Vanni (!!).
Direzione Nord… ma non troppo:
da Bolzano su per la Val Passiria, giù in Tirolo e oltre in Baviera.
*************
Partiamo in treno da Carpi, dove abita Vanni, e raggiungiamo Bolzano.
Abbiamo il pomeriggio per coprire quanto più strada possibile verso il valico alpino:
dato il meteo ottimo insisto per arrampicare e condividere il Passo del Rombo (Timmelsjoch) da me già calcato una decina d’anni prima.
Infiliamo la ciclabile per Merano, veloce, pratica; il caldo è anche ora insistente.
Due passi per il centro di Merano, il naso puntato al percorso successivo lungo il torrente Passirio, risalendolo.
Prima ci si rifocilla comodamente ad un ristoro… dal momento che abbiamo saltato anche la colazione.
Come detto la via risale il torrente Passirio e l’omonima valle con una ciclabile quasi completamente sterrata non prima di aver pestato i suggestivi camminamenti probabilmente non consentiti ai cicli (sentiero della Principessa Sissi… o qualcosa del genere).
La via si insinua dolce e ombreggiata e, nonostante il caldo, percorrerla è sicuramente un piacere.
Lassù c’è San Leonardo, prima meta imposta.
Lasciamo cadere l’idea di un bivacco notturno in un posticino veramente accogliente e decidiamo, data l’ora presta, di mettere in saccoccia qualche km ancora da scontare la mattina seguente.
Così arriviamo a Moso assaggiando almeno 7 scomodi km di salita del Passo Rombo.
Siamo fortunati e troviamo stanza in un albergo che pareva già strapieno.
Di buon ora siamo in sella: il cartello segna 22 km (dei 29 complessivi) al passo.
La strada sale subito ma almeno è all’ombra.
Dove ci lascia il bosco ed inizia la parte scoperta della vallata la via regala un buon tratto in falsopiano.. ma è dopo quella curvetta a gomito, dal ponticino sul filo d’acqua del Passirio, che ricomincia l’ascesa.
E’ domenica; purtroppo non avevamo valutato la giornata di possibile traffico (auto e moto)
e così la parte più impegnativa (e stretta) è condivisa con mezzi rombanti decisamente fastidiosi per la nostra azione.
Sono comunque diversi gli spunti per una sosta e uno sguardo tutt’attorno.
Da fenomeni come siamo giungiamo compiaciuti al passo (e al confine con l’Austria) suggellando con la rituale foto.
Ora resta da buttarsi nella lunga discesa, diritta e veloce…
ma non ricordavo il tratto di salita che culmina al casello a pagamento (non per le bici)
altrimenti averi sicuramente avvertito Vanni che intanto sta spingendo e smadonnando.
Dopo Gurgl (di sopra Hochgurgl e di sotto Obergurgl) riprende la discesa, rapida e tortuosa che arriva a Solden, cittadina dello sci e dell’attività sportiva a tutto tondo.
Seguiamo la via che discende il torrente dell’Oetztaler (valle dell’Oetz) fino a quando le acque si gettano nell’Inn (il fiume che passa poi da Innsbruck).
Per molti tratti pestiamo la pista ciclabile che saltella ora a destra e ora a sinistra della via principale… ma non senza far pagare un carico alternato di piccole altimetrie.
Il pedalato odierno fin qui potrebbe bastare e cominciamo a cercare un alloggio per la notte confidando sui campeggi che, data la zona, dovrebbero essere numerosi.
No, non è così.. alcuni di quelli incontrati non accettano tende (solo camper, roulotte o sistemazioni in bungalow), altri sono inspiegabilmente chiusi.
Le nostre figure devono davvero ispirare un misto di commiserazione e di stima ad alcune persone quando Vanni quasi per scherzo la butta là:
“if you have a garden… we have a tents“,
infatti inaspettatamente riceviamo un invito sull’erba di un cortile.
Sotto i meli, piantiamo le nostre tendine.
Un’accoglienza inusitata e un trattamento fantastico… e mi riferisco anche alla colazione offerta nel mattino seguente!
Si riparte, scendiamo un poco il corso dell’Inn e non tardiamo a trovare la via verso il FernPass; è uno stradone trafficato e soffriamo decisamente nel condividerlo con auto veloci e camion.
Google Maps ci viene in aiuto indicandoci delle viuzze parallele, più o meno le stesse che io vedo nella fotocopia della mappa cartacea che ho sulla borsa al manubrio.
Decidiamo di fidarci ciecamente anche se questo comporta passare da asfalto a sterrato a sentieri poi ancora ad asfalto e così via.
Ora la pista forestale piega a destra, o perlomeno l’indicazione “googlica” ci dice di girare.. e salire. Sale e gira ancora a destra rispetto la nostra direzione e .. sale ancora.
Praticamente dopo circa 8 km di pista ripida – per me non tutti in sella – arriviamo alla malga di Marienberg.
Sosta con birra ma nulla da mettere sotto i denti poiché la malga è chiusa.
Le bevande sono a mollo al fresco della fontana: ci si serve, si lascia qualche moneta nella cassettina e alla fine si lavano i bicchieri e si ripongono ad asciugare.
Il passo vero e proprio è lì sopra, ancora qualche tornante sterrato e nell’ultimo tratto spingo ancora a piedi mentre Vanni, da buon trattorino, mi anticipa e mi videoriprende.
La discesa agognata è ripida e brecciolata; Vanni dice che probabilmente è una pista da sci. Fatichiamo a mantenere velocità e traiettoria ma alla fine arriviamo in fondo, a Biberwier dove ci fiondiamo in un market per un adeguato ristoro.
Do’ un’occhiata alla mappa perché ho perso i riferimenti e con stupore mi accorgo che il faticoso taglio sul Marienberg ha bypassato il FernPass e relativo tunnel e siamo già un poco più avanti di quanto ci aspettassimo.
Ora direzione Fussen.
Le montagne pian piano rimpiccioliscono e il procedere è ora praticamente in piano: arriviamo un poco tardi a Fussen ma di campeggi nemmeno l’ombra, alloggi al completo e molti alberghi chiusi.
Alla fine troviamo un ostello che di tale ha il nome ma non certo l’economicità.
Nella sera, un po ammaccati dalla fatica, vagabondiamo per le vie di questa caratteristica cittadina.
Colazione da urlo al mattino e dopo ancora un giretto in centro per qualche foto diurna prendiamo la direzione del castello delle favole.
Ma non è certo una favola salire in bici fino al castello di Neuschwanstein: il luogo è frequentatissimo.
Il castello di Neuschwanstein è un castello costruito alla fine del XIX secolo e situato nel sud-ovest della Baviera nei pressi di Füssen, nella località di Schwangau.
Il nome tedesco Neuschwanstein può essere tradotto in italiano come Nuova pietra del Cigno, tale nome è collegato infatti alla sua costruzione nel territorio di Schwangau – Contea del Cigno – avvenuta successivamente rispetto ad altri castelli più antichi.
Commissionato dal re Ludovico II di Baviera come ritiro personale ed omaggio al genio del musicista Richard Wagner da lui particolarmente amato: Ludovico pagò per la costruzione del palazzo coi propri fondi senza accedere al tesoro di Stato. Il re amava rimanere isolato dal mondo e questo luogo era divenuto per lui un rifugio personale ma dopo la sua morte nel 1886 esso fu aperto subito al pubblico, desideroso di visitare quello che veniva decantato come un progetto fantasioso.
Può essere annoverato fra i castelli e le fortezze più visitati in Europa; è stato proposto per le sette meraviglie del mondo moderno. Nel 2013 ne è stato completato il restauro dopo 13 anni dall’inizio dei lavori.
Ha ispirato i castelli delle fiabe della Walt Disney, che lo prese a modello per alcuni tra i suoi più celebri film d’animazione. (fonte Wikipedia)
Dalla balconata panoramica del castello buttiamo uno sguardo sul piano che andremo a percorrere e al lago poco distante ma che non toccheremo.
Pedaliamo in mezzo a campi verdi in direzione Monaco passando da una piana all’altra, da un borgo ad un altro, degradando su circoscritte pianure… così, avanti, traguardando i prossimi specchi d’acqua.
Arriviamo al lago di Starnberg e seguiamo i cartelli indicanti il campeggio.
Le nostre tendine sono montate: Vanni va a visitare la spiaggia mentre riparo, a suon di imprecazioni, una inopportuna foratura. C’è gente ovunque, tanta ed è già molto se riusciamo ma mangiare due wurstel al chiosco prospiciente alle acque con il tramonto che ci scaglia in faccia i suoi ultimi roventi raggi. |
Al mattino il lungolago è invece semideserto ma le piste sterrate si percorrono piacevolmente, ora in mezzo ai prati ora nella selva.
Dopo diversi km e usciti dalle zone del lago compare a fianco alla nostra stradina una grande via: il capoluogo bavarese deve essere vicino.
Fra strade minori e piste ciclabili ben realizzate arriviamo con sorpresa nel piazzale dell’Oktober Fest ed infine al centro di Monaco nei pressi della porta Karlstor …senza essere sfiorati dalle auto!
Comprensibilmente, dato il caldo, i bambini giocano nella grande fontana… figuratevi se non facciamo un giro sotto i getti pure noi!
|
E’ presto, siamo a metà giornata e ci concediamo un pranzetto seduti al tavolo come “veri turisti” poi girovaghiamo per il centro e ci soffermiamo in mezzo alla calca di curiosi con il naso all’insù verso la torre del municipio.
Tanta attesa semplicemente per poi vedere ruotare banalmente delle statuine, carine sì.. ma chissà quale marchingegno ci eravamo immaginati?
E’ molto caldo e per poter godere di un pò d’ombra e fresco ci dirigiamo ai Giardini Inglesi anche perchè qualcuno ci ha spiegato che è possibile trovarvi acqua (per bere) dato che pare sia difficile quanto strano, in città, trovare qualche fontanella potabile.
L’aver prenotato un alloggio con internet ci permette di vagabondare nel pomeriggio ma ci preclude un bel bagno in quel canale dove le persone si lasciano trasportare dalla corrente, pare per un paio di km, facendo ritorno a piedi o in bus, praticamente bagnati e scalzi.
Dove avremmo potuto lasciare in sicurezza le bici?
Che peccato! Decidiamo di tornare più tardi una volta guadagnato il pernotto e lasciato le bici ma il luogo si rivela almeno 7 km distante.. e la frescura della stanza ci schiaccia sui letti a riposare e rimandare la visita al centro (e la cena) a più tardi. |
La stazione della metropolitana è quasi dietro l’angolo, una volta studiate le fermate e imparato a come ottenere il biglietto ci si dirige senza indugi nella birreria Hofbrau.
La serata scorre piacevole fra boccali di birra, piatti a base di maiale e patate e chiacchiere con gente disparata e l’orchestrina bavarese che suona incessantemente.
Rispetto a qualche ora prima nel centro storico c’è veramente poca gente e molti negozi e locali sono chiusi sebbene non sia particolarmente tardi; resistono le birrerie frequentatissime. |
Uscire da Monaco sembra facile, basta seguire la pista che risale l’Isar (il fiume che attraversa la città); la nostra direzione va controcorrente, uscendo dalla Baviera in direzione Tirolo.
Il pensiero corre subito alle possibili altimetrie da riaffrontare nel ritorno, quella della Alpi Bavaresi verso il Tirolo e dal Tirolo in Italia… invece la via sale sorprendentemente dolce fra le campagne, piccole alture e boschi, toccando i laghi Kochel e Walchen e conducendoci senza patimento alcuno a Mittenwald, caratteristico paesotto a vocazione turistica con i colorati palazzi del centro storico.
La nostra richiesta di un alloggio economico viene soddisfatta all’ufficio turistico locale e prendiamo posto in una caratteristica gasthaus; sul corso,a cena ci premiamo con una bella birra e Wienerschnitzel mit kartofeln.
Il giorno seguente è il passaggio definitivo dalla Germania all’Austria; una bella pista sterrata corre in mezzo alla valle. Molti incontri di mamme che di buon mattino conducono i figlioli alle scuole pedalando con il carrellino al traino… è immediato il confronto con le italiche abitudini.
Arrivare a Seefled è facile anche se l’ultimo tratto è in asfalto e condiviso con un po’ di traffico.
Cerchiamo una via alternativa alla strada che man mano diventa più frequentata ma non troviamo né sulla mappa né su Google qualcosa che possa fare al caso nostro; probabilmente siamo andati troppo oltre, alcuni chilometri, ma non torniamo certo indietro e procediamo sulla via che dopo poco viene interedetta alle bici con inequivocabile segnaletica.
Attimo di indecisione… poi la soluzione pirata ci appare al momento la più adeguata .
Al 16% è la discesa di 3 km preannunciata da cartelli e si scende veramente ripidi; le nostre dita tirano le leve dei freni per non prendere eccessiva velocità mentre l’aria si ammorba dell’odore dei freni bruciati degli automezzi. Nessun controllo di polizia per fortuna e al primo abitato deviamo subito per vie minori.
Siamo nella valle del’Inn e alla nostra sinistra corre la pista per entrare in Innsbruck.
Abbiamo fatto assai presto a raggiungere il capoluogo del Tirolo ed un breve calcolo ci conferma che siamo in anticipo di un giorno e mezzo sulla tabella di marcia. Sosta a Innsbruck per una seconda colazione, un’escursione in centro, un saluto a conoscenti locali |
e un riposino al Rapoldi Park, all’ombra, perchè le temperature ora si fanno sentire decisamente.
Nel tardo pomeriggio attacchiamo il passo del Brennero cercando di uscire dalla città… sembra facile ma Google ci guida prima su ripide viuzze, passando sotto l’olimpico trampolino di salto con gli sci, per poi incrociare finalmente la vecchia via che conduce al passo.
La salita sulla vecchia via del Brennero è inaspettatamente dolce e costante, si pedala bene e la temperatura ora è più mite. Il traffico è pressochè nullo deviato quasi tutto sull’autostrada che, appoggiata a mostruosi piloni, ci sovrasta.
Fissiamo il paese di Matrei come sosta definitiva per la giornata, un bel po’ prima del passo. Troviamo vitto e alloggio in una caratteristica gasthaus con tanto di bovini e un simpatico fattore che svolge le faccende di stalla a suon di risate; ovviamente noi dormiremo in una camera non nella stalla!
A sera sul posto si rovescia un temporale senza precedenti. |
La mattina è umida e fresca, per la prima volta nel nostro giro. Arriviamo spediti al Brennero, foto di rito e seconda colazione.
Si scende sul suolo italico… fin troppo facilmente sulla nuove e comoda ciclabile tutta in discesa. Ora non c’è storia ed è uno sparo arrivare a Vipiteno mentre poche gocce scendono da cielo su noi e sui colorati turisti nelle loro giacche parapioggia. La ciclabile si insinua da una parte e dall’altra della valle del fiume Isarco talvolta facendoci fare più strada del previsto. Il proseguire è comunque suggestivo, pestando sterrati in mezzo al bosco e toccando piccoli centri caratteristici. Su alcune cime stanno appollaiati fortilizi e monasteri.
Ogni paese è un salto temporale, ogni centro è un fragore di architetture e colori che rimandano ai secoli precedenti.
Talvolta tagliamo lungo la statale e riprendiamo la ciclabile in misura conveniente, rimbalzando così fino a Bressanone e chiudendo qui la giornata. Bolzano, nostro punto di partenza e di arrivo è piuttosto vicina. Un grande cartello con Oetzi ci da il benvenuto in città e in buona mattinata siamo già in centro; uno sguardo tutt’attorno e, immancabile, la seconda colazione (cosa lo dico a fare?). E’ talmente presto che possiamo permetterci di prendere il treno per il ritorno e scendere in mezzo alla pianura Padana (San Felice su Panaro) e pedalare per roventi 25 km fra le arse campagne fino a Carpi.. dove termina definitivamente anche questo giretto.
|
*************************************************************************************
Note:
siamo da sempre abituati a percorrere vie con notevoli altimetrie e con altrettanto notevoli temperature (abbiamo sempre realizzato viaggi estivi); il giro in questione sebbene ambientato in zone alpine ci ha messo alla prova nelle solo prime tappe mentre il resto è stato piuttosto agevole.
Ci è mancato un poco di mordente o perlomeno è mancata la “distribuzione della sana fatica”.
Nel compenso siamo davvero sfuggiti alla calura degli anni precedenti e goduto di paesaggi estesi e verdi.
Abbiamo raggiunto paesi e cittadine interessanti nei quali sicuramente valeva la pena un tempo di visita maggiore … ma le giornate a disposizione sono sempre tiranne.
Nonostante tutto, procendendo con la classica formula “giocare di anticipo” (onde evitare fermi per problemi, meteo, ecc..) siamo rientrati un giorno e mezzo prima rispetto alla minima tabella di marcia preventivata.
Sebbene abbiamo calcato strade che pensavamo frequentate da cicloviaggiatori abbiamo incontrato quasi nessuno simile a noi… ad esclusione della ciclabile Brennero – Bolzano che pareva un’autostrada per cicli.
Panorami tanti, sicurezza del viaggiare ineccepibile, piste ciclabili fin troppe, accoglienza ottima,
avventura …un po’ meno.
🙂 MZ & VP (-:
Commenta
Devi essere connesso per inviare un commento.