GIRO DEI LAGHI DEL NORD ITALIA

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GIRO DEI LAGHI DEL NORD ITALIA

1a TAPPA – LUNEDI’ 25 GIUGNO: Reggio Emilia – Treviglio (km 116 + treno)

Partenza di buon mattino. Un’ora di preparativi per essere pronti verso le 7, orario alquanto tardo secondo i miei parametri estivi, non secondo quelli di mio figlio Dario.

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Tappa di avvicinamento. Da Reggio Emilia fino a Guastalla per strade di campagna e piste ciclabili.

Al suo secondo viaggio la Riverside 7 è stata ribattezzata:

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All’altezza di Guastalla attraversiamo il Po per imboccare la ciclovia padana sull’argine sinistro, fino a Cremona.

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Dario inforca la mia vecchia mtb, classe 2000, che dopo 10 anni di onorato servizio offroad, nel 2010 è stata sostituita da una FRW full suspended ed è stata prontamente riconvertita al cicloturismo.

Ma il sole a picco e un ginocchio infortunato di Dario (ieri ha scelto di prepararsi atleticamente con una partita a calcetto tra amici, a freddo) ci constringono ad abbandonare l’insano proposito di raggiungere Treviglio in giornata, e prendiamo il treno da Cremona fino a Caravaggio, per poi concludere con gli ultimi 10 km in bicicletta. A Treviglio siamo ospiti della famiglia Oggionni, contattata su Warmshowers.

Entrando in casa siamo accolti dalle note di un flauto traverso che dialoga, o forse litiga, con un clarinetto. Scopriamo presto che a suonare sono le due figlie, Rita ed Elisa. Una radio diffonde altra musica e dal computer partono ulteriori proposte musicali. Sembra proprio di essere a casa. Con loro passiamo una piacevolissima serata, parlando un po’ di tutto, e consumando una fresca e gustosa cena estiva, preparata da Gianna. La figlia maggiore, Rita, studentessa di liceo classico, mi guarda tra il curioso e il perplesso, studiando l’intruso: frequenta il liceo classico, e trovarsi un prof di latino in casa in pieno clima vacanziero può essere inquietante, mi rendo conto. Ma la rassicuro subito: di lunedì non interrogo. A tenere viva la conversazione ci pensa quel peperino della sorella Elisa, che non perde occasione per beccare chiunque su qualunque argomento, specialmente in musica; l’importante è non stuzzicarla sul Requiem di Verdi! Fausto è un gigante di più di 2 metri, appassionato di bicicletta, che gira su una portentosa recumbent di cui va molto orgoglioso.

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In mezzo ad alcune biciclette normali alloggiate in garage, spicca una bici olandese molto particolare, che Fausto assicura essere molto comoda per trasporti di vario tipo. La provo e devo dargli ragione.

Ma a Reggio Emilia, dove le biciclette hanno una spiccata attitudine a cambiare padrone, la vistosissima bici olandese (non mi ricordo più come si chiama) non mi durerebbe una settimana.

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A casa Oggionni facciamo conoscenza di un conterraneo reggiano, don Paolo Costantini, sacerdote missionario per molti anni in Africa, attualmente direttore della rivista “Africa”, una pubblicazione veramente approfondita e alternativa rispetto all’immagine catastrofica o pietistica che viene spesso veicolata dai media riguardo al continente africano.

2a TAPPA – MARTEDI’ 26 GIUGNO: TREVIGLIO – LUGANO (70 km + treno)

Su consiglio di Fausto, decidiamo di attraversare l’interland milanese in treno, prendendo il modernissimo e comodissimo “passante”, che ha una carrozza apposita per le bici e che ci trasporta in due ore a Varese. In treno casco e guanti solitamente si tolgono, ma in questo momento sono immerso nella lettura di una copia della rivista “Africa” regalatami da don Paolo.

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Una breve visita al centro storico di Varese, che meriterebbe più attenzione della breve pedalata che ci concediamo.

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Di lì iniziamo a pedalare lungo le belle ciclovie attorno al lago di Varese, in direzione del lago di Lugano.

Finalmente abbandoniamo la bassa padana, quella che mia moglie – romana di origine – ama definire “il piattume”. Il verde del paesaggio non ha solo direzione orizzontale.

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Le piste ciclabili lungo la Valganna e verso il Parco di Campo dei Fiori sono bellissime e si snodano, direbbe la canzone, tra boschi e valli d’or, con ampie aperture su verdi prati.

Ce le godiamo troppo bene sui pedali per fermarci a fare fotografie.

Poi l’arrivo al lago

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Giungiamo nel pomeriggio sul lago di Lugano, in località Ponte Tresa. La posizione della città di Lugano è paesaggisticamente felice, ma la città non è a misura di biciclette:

pochissime le piste e mal segnate, automobilisti irritabili e insofferenti, pendenze alpestri tra la città bassa e la città alta, che offrono però panorami molto belli. Breve sosta sul lungolago.

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Alla città alta dobbiamo recarci per le 18.00, appuntamento fissato con il nostro prossimo host: Christian Bomio. L’uomo che ha fatto il giro del mondo in bicicletta pedalando per 5 anni e altrettanti continenti, è da poche settimane rientrato nella sua Lugano, e fa, guarda un po’, il corriere in bicicletta; curiose sagome verdi con grossi zaini verdi sulle spalle schizzano tra le vie di Lugano a consegnare buste e pacchi. Non facciamo fatica a riconoscere la sede dell’agenzia per cui presta servizio Bomio, per via del gran numero di biciclette parcheggiate davanti, alcune piuttosto eccentriche.

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E alle 18.00 in punto, barzelletta svizzera, spunta da una salita l’imponente figura di Christian, con il grosso zaino verde ormai vuoto. Gira in sella ad una mtb Merida nuova fiammante; ha scelto di girare con la propria bici, su e giù per le tremende salite della città, rinunciando ai pesanti “cancelli” aziendali. Lo accompagniamo a casa, una decina di km a nord di Lugano; lì vieniamo ospitati regalmente: una camera ciascuno, una cena a base di lasagne preparate in anticipo dalla mamma, birra e sprite alla maniera svizzera, e poi le chiacchiere e i racconti. Christian è una persona riservata, ma, una volta vinta l’iniziale ritrosia, si rivela una miniera di conoscenze, esperienze e anche di saggezza maturata in anni di vagabondaggio estremo.

 

3a TAPPA – MERCOLEDI’ 27 GIUGNO: TAVERNE DI LUGANO – ENDINE GAIANO (km 132)

La mattina, partenza di buonora. Lungo il lago di Lugano fino a Porlezza, poi seguendo la pista ricalcata sulla vecchia statale fino a Menaggio sul lago di Como.

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Precisamente quel ramo del lago di Como che volge a mezzogiorno…

Scendiamo fino a Lecco. Breve visita al centro storico, che meriterebbe una sosta più lunga. Non poteva mancare la foto davanti al monumento dedicato a Manzoni.

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Usciti da Lecco, seguono 30 km da dimenticare: la strada per Bergamo è stretta, trafficatissima, priva di banchina, non dico di pista… Insomma, due ore da incubo. Passiamo anche da Pontida, che un cartello, rigorosamente bilingue, annuncia enfaticamente come “città del giuramento”.

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Finalmente da Bergamo possiamo entrare prima in Valle Seriana, poi in Valle Rossa, molto bella e ciclabile, infine in Val Cavallina in direzione Endine; qui la pista corre ora lungo la strada principale, ora inoltrandosi nei campi discosto dalla strada.SAM_4494

Alle 19 arriviamo a casa del nostro host Nicola Freti, che ho conosciuto al Cicloraduno della Pietra. L’accoglienza non potrebbe essere migliore.

La piccola Beatrice, con tutta l’energia dei suoi 6 anni, ci accoglie come generali in trionfo. Da giorni ci aspettava, ed ora giustamente vuole giocare con noi. Dario è molto bravo con i bambini, pare abbia la calamita. Non per niente ha fatto per anni l’allenatore di calcio dei “pulcini”.

Beatrice insiste nel volere essere lei a scattarci una foto, e il risultato, a parte i nostri sguardi spiritati, è di tutto rispetto.

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Nicola ha stappato per me una bottiglia di Chianti D.O.C., apoteosi della convivialità.

Poi una foto di gruppo sul divano che a breve diventerà il nostro letto. Wilma e Nicola ci hanno offerto di dormire in casa, nonostante la ristrettezza degli spazi. Per noi è un onore, specialmente quando scopriamo che finora gli altri ospiti hanno sempre dormito in tenda nel prato.

Passiamo la serata a pianificare la tappa di domani, che si profila come la più dura. Nicola ci aggiorna su bikeroutetoaster riguardo alle altimetrie; vengo a scoprire che la tappa che ho progettato consta di 160 km per 3700 metri di dislivello!

Dopo un momento di panico, tentiamo di correggerla. Alla fine optiamo per il tappone di montagna, con una lunghissima salita iniziale per scalare il passo Crocedomini, e una lunga discesa con scollinamenti nel pomeriggio. Varianti o no, rimmarranno comunque almeno 160 km con più di 3100 metri di dislivello. E domani sera si gioca la semifinale contro la Germania. Mio figlio, calciatore e tifoso incallito, già impreca. Altri rosari malauguranti saranno sgranati lungo la giornata…

 

4a TAPPA – GIOVEDI’ 28 GIUGNO: ENDINE GAIANO – ROVERETO, km. 166

Il segreto, lo dico sempre, è partire presto la mattina, possibilmente prima dell’alba. Sveglia alle 5, e per ora di pranzo raggiungeremo il Crocedomini. Ma le pendenze sono spietate, oltre il 10%, e lì mi tocca constatare che la mtb sale meglio, più scorrevole e agile del Cancellone. Mi apparecchio a fotografare Dario in salita, ma lui è già sparito dietro il tornante. La forza dei vent’anni.

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Arriviamo al passo Crocedomini, mt. 1895, all’ora di pranzo, ma chi ha voglia di pranzare? solo fruttini Zuegg – compagni insostituibili – e frutta fresca, che ho sistemato nel bauletto posteriore, preziosa dispensa per tutto il viaggio.

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Pronti per la discesa giù per la Val di Caffaro:

 

In discesa avrò modo di appurare la netta superiorità dei miei Magura S-11 rispetto ai V-brake della mtb di Dario. E’ vero che sarebbe meglio la prudenza, ma la mia indole corsaiola mi induce ogni tanto a lanciarmi ai 60 all’ora, e non c’è molta saggezza da padre di famiglia in tutto questo, diciamolo pure. Freni idraulici: se li conosci, non li lasci più!

La vista sul lago d’Idro è incantevole. Ne lambiamo un breve tratto, poi saliremo in val di Ledro.

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Il lago di Ledro è un piccolo gioiello incastonato tra balze e pendii boscosi

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Attraverso una ripida discesa sulla vecchia statale tagliata lungo la montagna, oggi convertita in pista ciclabile e percorso per mtb, ci affacciamo sul lago di Garda.

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Riva del Garda

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Lungolago

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Il sole ormai declina, siamo allo stremo, e ci aspettano altri 20 km con brevi dislivelli piuttosto preoccupanti. Non arriveremo in tempo per la partita. L’umore di Dario diviene repentinamente atrabiliare…

Invece con un’impennata di orgoglio raggiungiamo Rovereto giusto in tempo per il fischio d’inizio. I nostri hosts sono un’eccentrica coppia molto ospitale. In casa di Carmen e Zoran regna un caos calmo che dice qualcosa del temperamento spiccatamente anarchico di Zoran, bosniaco di Sarajevo, trasferitosi qui da due anni. In casa non c’è l’acqua calda, lo sapevamo, e pazienza. Ma non c’è neanche la TV, e questa sera ci tocca arrangiarci a guardare la partita in streaming su un portatile. D’altronde, meglio vincere su un portatile che perdere su un maxischermo – come avverrà per la finale – no?

Zoran vorrebbe trattenerci per una settimana ad insegnargli l’italiano, ma l’indomani siamo attesi trepidamente dalla famiglia. E poi, non vorrei che Dario prendesse troppa confidenza con il Chivas Regal che Zoran si è affrettato ad offrirci appena arrivati (cosa c’è di più dissetante?!…).

 

5a TAPPA. IL RITORNO.

VENERDI’ 29 GIUGNO: ROVERETO – MANTOVA, km 125.

[MANTOVA – REGGIO: treno]

Sul lago di Garda incombe oggi una foschia che fa presagire una giornata torrida. Il meteo promette caldo africano, e mantiene la promessa.

Le regine si riposano all’ombra:

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Per il rientro si prevede di costeggiare il Garda fino a Peschiera, quindi di percorrere la ciclabile lungo il Mincio fino a Mantova, la ciclovia delle famiglie. Oggi però non si vede un’anima.

Il parco del Mincio, con i fiori di loto, è l’ultima foto che scattiamo. Il viaggio in bicicletta finisce qui.

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