TANZANIA 2011
Arrivo a Dar Es Salaam senza bici e bagaglio che essendo di “muzungo” (termine che indica i bianchi) vengono scaricati a Zanzibar dove tutti gli altri occidentali scendono.Tre notti a Dar per recuperare bagagli, rimontare e (ahimé) riparare le bici, acquistare bombolette gas, nostre provviste abituali e biglietti per bus, col quale decidiamo di arrivare fino a Dodoma invece che iniziare a pedalare da Morogoro. Peccato perché quel tratto di strada è parso in un bel paeaggio, senza traffico eccessivo e con spalla di sicurezza sulla strada; inoltre, ogni 30/40km villaggio con guest house (GH) molto basic e più frequenti per acqua e cibo.
L’itinerario in bici qui di seguito un po’ grezzamente riportato ha previsto 17 tappe (per noi); il 18° giorno di pedalata è a Dar (la Msasani peninsula merita e, da quanto ci hanno detto, anche le spiagge a sud).
Dodoma-Kondoa-Babati tutto su sterrato (5gg, 4 sono sufficienti).
A Dodoma finisce l’asfalto e, per certi versi, qualunque “comodità” occidentale e turistica! Noi iniziamo a pedalare. Siamo quasi da subito nella savana africana: è faticoso ma appagante e si attraversano paesaggi splendidi. Le persone che si incrociano salutano e cercano di scambiare qualche parola in inglese misto a kiswahili e gesti. Ci si capisce. I bambini pretendono che il jambo che ti urlano dietro sia contraccambiato con la stessa forza; lasciare il manubrio anche solo con una mano per accompagnare il saluto con il gesto è spesso rischioso, ma non ce la sentiamo di deluderli!La strada per lughi tratti è una pista spesso con sabbia che ci obbliga a spingere mentre le ruote affondano sotto il peso dei bagagli. Il tratto peggiore è da Kalema per 10 km in direzione Kondoa.
Babati-Tarangire N.P.-Arusha tutto su asfalto, in alcuni tratti un po’ mal messo. Da Makuyuni vento forte contrario fino ad Arusha, il Mt. Meru non lo si vede fino a 15 km dall’arrivo. A Makuyuni c’è una (o più) GH e 20 km prima di Arusha un ristorante con campeggio in un bel posto. Gli ultimi 15km c’è traffico pesante. I bus sono (ovunque!) un problema a causa dell’alta velocità e della guida spericolata incurante di qualsiasi “ostacolo”. Impariamo a uscire dalla carreggiata, così come fanno i locals.Ad Arusha stop per safari e ri-approvvigionamento.
Arusha-Oldonyo Sambu-Mkuru-Ngabobo-Ngare Nayrobi-Ol Molog-Rongai-Marangu-Moshi quasi tutto su sterrato dal terribile (tanto) all’ottimo (pochissimo) con un bel pezzo di asfalto. Sembra che da Rongai stia procedendo l’asfaltatura fino a Marangu (da qui in direzione di Himo è già tutto asfaltato). Cinque tappe, affatto diverse tra loro, per girare attorno al Meru e al Kilimangiaro. È strada fuori dal circuito turistico, veramente interessante e si attraversano paesaggi incredibili. Molta fatica. In bicicletta non fanno passare attraverso il N.P. di Arusha-Meru, quindi facciamo il giro da dietro. A Mkuru (vicino a Ngare Nanyuki) c’è un campo tendato bellissimo ed è gestito dall’ONG Oikos, quindi si fa “turismo solidale”. È un posto strepitoso, ben tenuto, economico e il progetto di Oikos (energie rinnovabili ed eco-compatibili) è da sostenere, quindi lo raccomandiamo. La pista, nell’assoluto nulla, tra Ngare Nanyuki e Ngare Nayrobi, via Ngabobo e Narco Ranch, non ci sentiamo di conosigliarla a nessuno; si passa anche in una valle di ceneri e sabbia vulcaniche dove si affonda (=spingere!). Meglio restare sulla “strada principale”, almeno si attraversano villaggi.
Da Moshi prendiamo il bus (pulmino starcarico e lentissimo) per Muheza dato che la strada, pur essendo asfaltata, risulta pericolosa (e sconsigliamo di pedalarci) perché stretta, senza spalla e molto trafficata (ad alta velocità!). Quindi pedaliamo da Muheza ad Amani, riserva naturale sulle East Usamabara Mountains. Lo sterrato di 34 km è buono-ottimo eccetto per gli ultimi 7 km dove peggiora sensibilmente. Gli ultimi 17 km sono tutti in salita (circa 1.000m di dislivello), ma più della pendenza sono le condizioni della pista che affaticano. La foresta pluviale che si attraversa è spettacolare, così come i sentieri tra le piantagioni di tè e spezie (meravigliosi uccelli e farfalle). Super consigliato il giro notturno per avvistare (soprattutto) ranocchie e camelonti; consigliamo di chiedere di Nkajiro come guida.
Amani-Tanga-Pangani (ritorno a Tanga), asfaltato il tratto Muheza-Tanga e sterrato il resto. Strada bella e poco trafficata, lungo costa ci sono solo due tratti di pista brutta, ma si riesce sempre a pedalare. Ci riposiamo e facciamo un po’ di spiaggia e mare. E non ci facciamo mancare un boat trip sul fiume Pangani, che la vita di fiume in Africa merita sempre un’escursione (sul versante animali, contate solo su avifauna, difficilmente si vedono i coccodrilli).
Bus da Tanga a Dar Es Salaam. Consigliamo di non pedalare da Segera a Dar, la strada è pericolosa e paesaggisticamente non ci si perde granché. Fate attenzione all’orario di partenza del bus (oltre alla compagnia)! Noi partiamo da Tanga alle 12,30 e arriviamo alla stazione dei bus di Dar (a Ubungo) che è già buio e dobbiamo pedalare i 10km che portano in città nelle tenebre tra dalla-dalla che sfrecciano e auto (poche, per fortuna) senza luci: meglio evitare.
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