VERSO L’ALTOPIANO DI ASIAGO
Era il 1991: è nata allora l’idea del viaggio dalla pianura vicentina all’Altopiano di Asiago, in notturna, a quel tempo più irreale, con le prime fioche luci a batteria sulla bici, su una strada ormai abbandonata, utilizzata quasi esclusivamente da escursionisti e mountain-bikers. Ci sembra di rivivere quei momenti…
Partiamo un VENERDI’ di giugno alle 21,30. In pianura fa caldo, ma il fervore dell’avventura non lo fa sentire; le previsioni di probabile pioggia lasciano indifferenti. Le strade secondarie sono poco trafficate, la gente è a piedi o in bicicletta, l’atmosfera è rilassata, estiva, quasi vacanziera.
Le prime luci rendono magica la serata, l’inizio della salita della Statale Costo di Asiago fa percepire l’attrito delle ruote sull’asfalto ed il procedere ti dà la sensazione del “tirarti su”. Al 3° tornante lasciamo la strada asfaltata e prendiamo il ”Costo Vecchio” a fondo bianco inizialmente, sassoso poi. Noi maschietti ci divertiamo, le ragazze spingono con noi, procedono, vanno avanti, a tratti ridono. Il fondo si fa più sassoso, la luce è fioca e non illumina bene la ruota che a volte sbatte contro una pietra più grossa, la ruota posteriore va a vuoto…. tanta è la potenza sviluppata dalla pedalata…. Le luci della pianura si allontanano in basso e sembrano disegnare delle improbabili figure e noi a provare ad indovinarle…. Tutto intorno è buio e silenzio, rotto solo dall’arrancare delle ruote sull’instabile terreno: cerchiamo di indovinare dove siamo e quanto manca.
Arriviamo a Campiello: guadagnamo l’asfalto, sembra un’altra vita: si va più veloci, si parla di più: il più è fatto: tra pochi chilometri arriveremo a Treschè Conca dove saremo ospitati. E arriviamo infatti già a notte fonda: mangiamo e beviamo tutto quello che c’è da mangiare, felicissimi di quello che tutti assaporano come “piccola impresa” (KM 48, disl 1100 m)
SABATO: la giornata appare subito variabile: ampi nuvoloni lasciano a volte posto ai raggi del sole. C’è voglia e smania di andare ad Asiago, ma decidiamo che la strada più semplice la faremo al ritorno: passeremo per Cesuna e saliremo a Bocchetta Paù. Passiamo in mezzo al bosco che già profuma di fiorente vegetazione. Alla radura della Pozza del Favero ci accoglie un riscaldante sole che ci sbatte sul viso i suoi corroboranti raggi e ci fa assaporare l’estate. Raggiungiamo Bocchetta Paù, uno splendido terrazzo sulla pianura che appare avvolta da soffici nuvole che lasciano solo immaginare i paesi sottostanti.
Continuiamo verso il monte Corno. Al Pian del Pozzo lasciamo deviamo a sin, in salita e, tra sassi che a tratti sembrano pietre, arriviamo alla Cima Fonti da cui ci fiondiamo giù attraverso il bosco per arrivare al rifugio al Corno, percorrendo gioiosamente anche un tratto di pista da sci. Verso Granezza più visibili diventano le aree di battaglia della prima Guerra Mondiale, passiamo il Cimitero inglese, giù ancora e arriviamo ad Asiago. La conosciamo già, ma attraversarla in bici è tutt’altra cosa. Ritorniamo per la stradina dove un tempo passava il trenino che collegava la pianura ad Asiago e raggiungiamo la meta a Treschè Conca (Km 50, disl 750 m).
DOMENICA: torniamo a casa. Dopo una notte di temporale, i riflessi della vegetazione sono più vivi. Torniamo per la stessa strada dell’andata. Ora ci rendiamo conto del fondo e dei sassi del “Costo vecchio”. L’effetto del temporale rende l’illusione della pianura più vicina, la vista è bellissima: ci fermiamo ad osservarla: le bici sembrano spalmate sullo sfondo… La strada che ci divide da casa sembra amica e lo sarà ancora per tante altre volte….
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